Un punto imprecisato sopra l’Oceano Atlantico
12.000 metri di altezza
22 Aprile 2013
Ora di Admiral City: 06.45
Wael Ghaly comandò silenziosamente a uno dei canopi che lo avevano seguito in quel viaggio di portargli il telefono satellitare.
Se lo rigirò per un po’ tra le mani, pregustando la chiamata che lo avrebbe portato un po’ più vicino al suo obiettivo. Doveva aspettare ancora almeno un’ora prima di atterrare ad Admiral City, quindi tanto valeva non affrettare le cose.
Assaporò lentamente l’ultimo goccio di karkadè ghiacciato.
Compose il numero.
Dopo il secondo squillo, un agitatissimo tenente Alex Ross rispose al telefono.
«Tenente colonnello Alex Ross. Chi parla?»
«Io e lei non ci conosciamo di persona, tenente Ross. Tuttavia io ho sentito molto parlare di lei. E lei di me.»
«Senti amico, questo non è il momento...»
«Oh, io invece credo proprio che lo sia. Vede, tenente Ross, io so che voi di Admiral City avete un grosso problema. E forse posso fare qualcosa per aiutarvi a risolverlo.»
Un lunghissimo momento di silenzio precedette la domanda di Alex Ross.
«Chi è lei?»
«Quasi tutti mi conoscono come il Grande Toth.»
«Lei è il signor Ghaly? Il presidente Egiziano?»
«Precisamente. Dunque, tenente Ross, dicevamo di quel problema...»
«Lei cosa sa?»
«Tutto, sostengono alcuni. La verità è che so molte cose. E tra queste c’è il fatto che presto avrete una bella patata bollente per le mani. Una patata di teleforce, per essere più precisi.»
«E... ? »
«E io vi posso offrire qualcuno disposto a mangiarla in un sol boccone, quella patata. Senza paura di scottarsi la lingua.»
Passarono ancora alcuni secondi di silenzio, durante i quali il tenente Alex Ross probabilmente cercava con lo sguardo un suggerimento dai suoi superiori, mentre Wael Ghaly sorseggiava soddisfatto un nuovo bicchiere di karkadè.
«Immagino che questo... aiuto non giunga da parte sua in via del tutto disinteressata. O sbaglio, signor presidente?»
«Voi americani non andate tanto per il sottile, vero? È un peccato che vi sfugga in questo modo il piacere della trattativa.»
«Dunque?»
«Dunque, vi offro uno scambio, niente di più semplice.»
«Uno scambio tra il suo provvidenziale mangiatore di patate bollenti e... ?»
«E Angela Solheim.»
***
Admiral City, Salazar Tower
Ore 07:10
«Svegliati! Eddie, svegliati maledizione!»
La voce gli giungeva lontana e ovattata, quando aprì gli occhi vide solo immagini sfocate. Lentamente si sforzò di riprendere conoscenza, mentre sentiva che qualcuno lo scuoteva e lo prendeva a schiaffi.
«Andiamo! In piedi!»
«La delicatezza non è mai stato il tuo forte, eh Bonnie?»
Bonnie smise di prenderlo a schiaffi e lo aiutò ad alzarsi.
«Non è il momento, Eddie! Dobbiamo sbrigarci, Mezzanotte se n’è andato via! Con mio padre! Erano diretti in cima alla torre...»
«E tu che vorresti fare? Fermarli? Da sola?»
«Con te!»
«Io al massimo posso far crescere un gigantesco fagiolo magico fino in cima al palazzo, lo sai.»
«Piantala di fare l’idiota! Il momento dell’autocommiserazione è finito. Dobbiamo muoverci Eddie, prima che sia troppo tardi!»
«Va bene, ricevuto, andiamo a farci ammazzare.»
«Prima, mentre venivo qui, ho visto Uranium che si dirigeva verso i piani alti della torre. Potremmo trovare anche lui, spiegargli come stanno le cose e farci dare una mano.»
Eddie e Bonnie si diressero verso il corridoio che conduceva agli ascensori, ma prima che potessero arrivare all’imboccatura del passaggio una voce dietro di loro gli fece gelare il sangue.
«Dove credete di andare, ragazzi?»
I due si voltarono, e si trovarono davanti American Dream, con i lineamenti distorti da un ghigno mostruoso e fumo nero che gli usciva dalla bocca.
«Nightshifter!»
«Mi dispiace ragazzi, ma i capi non vogliono interferenze lassù. Non costringetemi a trattenervi con la forza.»
American Dream scattò in avanti a supervelocità non appena si accorse che il suo sterno stava cominciando a spingere per uscire fuori dal petto. Riconobbe immediatamente il potere di Bonnie, e in meno di un secondo piombò su di lei colpendola con una spallata e scaraventandola contro il muro, a qualche metro di distanza.
Pezzi d’intonaco si staccarono per la violenza dell’impatto.
«Bonnie!»
Eddie si precipitò verso di lei per cercare di soccorrerla. American Dream/Nightshifter li guardava da lontano con un sorriso sprezzante stampato in faccia.
«Tranquillo Ed...» la voce di Bonnie era un sussurro strozzato, mentre Eddie le teneva la testa tra le braccia «indurisco sempre un po’ le mie ossa prima di uno scontro. Non mi ha fatto poi così male.»
Il sangue che Eddie si ritrovava sulle mani e l’orecchio quasi spappolato di Bonnie facevano pensare il contrario.
«Pezzo di merda...»
Eddie si accorse solo in quel momento che stava stringendo in mano un orecchino di Bonnie. Era sporco di sangue, e Eddie lo osservava incuriosito mentre mutava, nel palmo della sua mano. Improvvisamente, l’oggetto era come scosso da brividi, lo vide ingrossarsi, gonfiarsi, farsi viscido e verdastro. Poi spuntarono le prime due zampe. Poi altre due. Quando, inorridito, Eddie lo lasciò cadere a terra imprecando, si accorse che era una rana.
Eddie e Bonnie la osservarono saltare via, verso il fondo della sala.
«Eddie ma che cazzo...»
«Sono stato io? L’ho fatta io quella... Cosa?»
Eddie si guardava i palmi delle mani, incredulo.
American Dream, dal canto suo, sembrava non aver nemmeno notato la scena. Se ne stava all’imboccatura del corridoio, dove si trovavano i due ragazzi prima che lui schiantasse Bonnie contro il muro.
«Sai? Credo che mi sia venuta un’idea.» disse Eddie mentre si slacciava le scarpe.
«Che?»
«Lasciami fare. Devo sperimentare. È solo sperimentando che i grandi geni della storia hanno fatto quello che hanno fatto.»
Strinse tra le mani una delle sue scarpe, si concentrò, e un attimo dopo teneva in mano una ghianda. Se la rigirò soddisfatto tra l’indice e il pollice.
Poi fece lo stesso con l’altra scarpa.
«Ah-a! Fortissimo!»
«Ma si può sapere che cazzo fai?» Bonnie si era spazientita, e cercava di rialzarsi, mentre da sopra la spalla di Eddie sbirciava American Dream che faceva la guardia all’imboccatura del corridoio.
«Credo che sia successo qualcosa... Al mio “dono”, intendo.»
«Che cosa? »
«Il mio potere... Credo si sia evoluto.»
«Sei un Pokemon adesso? »
«Non scherzare. Se ho capito bene come funziona, ora posso davvero “dare la vita”. Posso trasformare in qualcosa di organico ciò che non lo è! »
«Tu... Puoi fare cosa?! »
«Te l’ho detto! Posso farlo! Trasformo gli oggetti in piante, in frutti, persino in animali! Guarda!»
Si staccò un bottone, che improvvisamente diventò una mosca e volò via.
«Visto? Ora vieni, aggrappati a me, e non preoccuparti. Ce ne andiamo da qui.»
Appoggiò a terra una delle due ghiande, e mise l’altra in tasca.
«Ehi amico! Non ti secca se facciamo un salto su, vero? »
American Dream si voltò verso di loro, giusto in tempo per vedere delle gigantesche radici spuntare sotto i piedi di Eddie e Bonnie, che un attimo dopo erano spariti, inghiottiti da fronde immense. Una sequoia gigantesca era cresciuta a velocità sorprendente nell’angolo della stanza. E continuava a crescere, senza fermarsi. Le radici spaccavano il pavimento, formando crepe e rigonfiamenti. Il tronco diventava sempre più largo e più alto, le fronde più fitte.
Nel giro di qualche secondo i rami più alti avevano raggiunto il soffitto e lo avevano riempito di crepe. Poi lo avevano sfondato.
«Merda!»
Nightshifter si alzò in volo, sfondando il soffitto e ritrovandosi al piano superiore.
Al centro della stanza, non lontano dal buco nel pavimento, cresceva una seconda quercia che arrivava al piano superiore.
«Ti diverti, eh, Prezzemolino?» e passò al piano superiore, sempre sfondando il soffitto.
Si guardò intorno, cercando tracce dei due fuggitivi nella sala deserta.
Nel frattempo, nascosti tra le fronde della prima sequoia, Eddie e Bonnie pensavano a come sfruttare il vantaggio dell’effetto sorpresa.
***
Admiral City
Nel cielo sopra al centro START
22 Aprile 2013
Ore 07.50
«Dunque abbiamo un accordo?»
«Così sembrerebbe, signor Ghaly.»
«Ora da questo aereo verrà calata una cassa in titanio, direttamente sopra l’eliporto del vostro quartier generale. Nella cassa c’è la vostra... soluzione. D’ora in poi ci riferiremo a lei come Ammit. Uno dei miei uomini scenderà per mostrarvi come controllarla. È fondamentale la presenza di uno dei vostri telepati.»
«Bene.»
«Dopodiché, io e i miei uomini avremo la piena libertà di utilizzare qualunque mezzo...»
«A patto di non nuocere ai civili.»
«Naturalmente. Qualunque mezzo, dicevo, per prelevare dal suo laboratorio la dottoressa Solheim e tutto il contenuto del laboratorio stesso.»
«Esattamente.» la voce del tenente Ross tradiva la sua disapprovazione per ciò che era stato deciso malgrado la sua ferma decisione di opporsi alla trattativa con il Grande Toth.
«Senza nessuna interferenza da parte vostra, né della vostra squadra di Super.»
«Sì.»
«Molto bene, tenente. Iniziamo la procedura per il trasferimento di Ammit.»
Wael Ghaly riagganciò e si concesse un sorriso soddisfatto. Poi comandò mentalmente a uno dei suoi canopi, opportunamente equipaggiato con una tuta policarbonica che lo proteggesse dal potere di Isabelle, e con il volto coperto da una maschera che raffigurava la testa del dio Anubis, di scendere insieme ad Isabelle.
«E’ davvero un peccato. Non si prova nessun gusto a intavolare trattative con chi non apprezza fino in fondo questa nobile arte.»
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