martedì 9 ottobre 2012

Capitolo 26 (di Masca Micilina)

Admiral City
Sede S.T.A.R.T.
22 Aprile 2013
Ore 08.00

«Al Grande Toth piacciono le entrate a effetto!» Esclamò con sarcasmo il colonnello Ross avvicinandosi alla cassa di titanio.
«Colonnello, pensavo fosse più giovane.» disse Wael ricambiando la causticità del militare.
«Espletate le formalità, gradirei dare un’occhiata al presente che ha avuto la gentilezza di portare.»
«Lo sa che non è un regalo e sa altrettanto bene cosa voglio in cambio.»
«Certo, prima però voglio vedere dentro la cassa. Sa com’è. Fidarsi é bene….»
Toth non rispose limitandosi a fare un cenno d’assenso. Digitò un codice sul tastierino numerico facendo scattare la serratura.
«Prego.» Disse facendosi da parte.
Ross si fece avanti e aprì leggermente lo sportello.
«Non abbia paura, non morde. È sedata.»
Il colonnello spalancò la cassa.
Era completamente vuota.

***

Admiral City
Attico del Crowne Plaza.
22 Aprile 2013
Ore 07.55

Tito tirò una boccata al sigaro: «Strano effetto i fuochi d’artificio di mattina. Vero, hermano?»
Senza aspettare la risposta portò nuovamente una mano all’orecchio: «Ottimo lavoro Keller. Rapido ed efficace.»
Ci fu una breve scarica di elettricità statica che strappò a Tito una smorfia di disapprovazione.
«Veramente Signore.» La voce di Keller era intrisa d’imbarazzo. «Non siamo stati noi.»

***

Washington D.C.
Casa Bianca
22 Aprile 2013
Ore 07.59

«Il malvagio fugge, anche se nessuno lo insegue, mentre il giusto è sicuro come un giovane leone.»
Mitt Romney ripeteva lentamente, come un mantra, il passo dei Proverbi che preferiva.
Gli dava sicurezza e forza. Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno.
La visita di Rebel Yell anche se non inaspettata lo aveva irritato. Odiava quell’essere con tutte le sue forze. Ogni singolo atomo della sua anima, sempre che l’anima fosse costituita da atomi, disprezzava Rebel Yell e tutto ciò che rappresentava.
Le parole della Bibbia sembravano avere l’effetto desiderato. Accennò un tiepido sorriso.
«Signore, la conference call sta per iniziare.»
Mitt non rispose. Si guardò un’ultima volta allo specchio e poi si avviò.
Un sorriso compiaciuto ora accendeva il suo volto.
«Come sta il generale Van Outen?» Chiese.
«Lo stanno operando in questo momento, signore. Non è grave e dovrebbe farcela.»
«Ce la farà. Il generale è un osso duro.»
Romney entrò in una piccola stanza ottagonale. Appena lo videro, il generale Anderson e il segretario Hickman si alzarono in piedi.
«Signor Presidente come sta?»
«Non si preoccupi Hickman, sto bene. Non perdiamo tempo e aprite il collegamento.»
Dalla parete completamente tappezzata di monitor al plasma comparvero i volti di Vladimir Putin, Angela Merkel, David Cameron, François Hollande, Yoshihiko Noda e Wen Jiabao.
«Signori, vi do il mio cortese benvenuto.»
Dai piccoli altoparlanti B&O si levarono in simultanea i convenevoli di rito sincronizzati con il labiale delle figure sugli schermi.
L’inglese secco e marziale della Merkel lo irritava. Quella pronuncia era un vero vilipendio alla sua amata lingua; sospirò e riprese a parlare.
«Chiedo scusa per il poco preavviso e per l’orario in cui si svolge questa riunione. Sarete certamente informati di quello che sta succedendo ad Admiral City e, quindi, converrete con me dell’importanza e urgenza di un incontro atto a rimanere aggiornati sulla piega che hanno preso gli eventi e su che cosa accadrà durante le prossime ore.»
Il presidente degli Stati Uniti fece una piccola pausa. Adorava quei momenti, quando il pubblico pendeva dalle sue labbra.
«Il giorno che aspettavamo da molto tempo è finalmente arrivato.»
I volti dei suoi interlocutori lasciarono trasparire un misto di sorpresa ed eccitazione.
Anderson sorrideva mentre il segretario Hickman cercava di mimetizzare il tremolio delle mani giocherellando con la sua Mont Blanc.
«L’inaspettato arrivo di Mezzanotte ha calamitato l’attenzione dei Super più potenti al mondo, che si sono precipitati in poco tempo sul posto. Siamo riusciti anche a far atterrare Wael Ghaly ad Admiral City circa nove minuti fa. Un ordigno è esploso sul suo aereo; speravamo non sopravvivesse, ma è riuscito a lanciarsi dal velivolo prima dell’esplosione. La notizia più importante è però un’altra.»
La teatralità di Romney stava assumendo toni parossistici.
«Signori, sono lieto di comunicarvi che i nostri sforzi sono stati premiati. Il pacco è stato prelevato.»
«Vuole dire che Ammit è nelle nostre mani?» Chiese il premier Cinese, visibilmente incredulo.
«Ammit non è mai salita sul volo di Ghali. Il Grande Toth non si è dimostrato poi così grande. Agenti del nostro caro Vladimir, dopo anni di duro lavoro sotto copertura, sono riusciti ad ottenere la fiducia del presidente egiziano. Sostituire la cassa contenente la moglie e imbarcarla su un nostro velivolo è stato più facile del previsto. Hanno anche avuto il tempo di lasciargli un regalino esplosivo. Essere troppo sicuri di sé può far commettere gravi errori.»
Il presidente Russo era accigliato. «Quindi sta andando tutto come previsto? Nessun problema?»
Il suo collega d’oltreoceano aveva sempre ritenuto Putin un gran rompiscatole e anche in quest’occasione non si era smentito.
«Caro Vladimir, sicuramente hai posto una domanda di cui hai già la risposta. Non si tratta di un vero e proprio problema, diciamo che esiste qualcuno che sa qual é il nostro obiettivo ma non ha la più pallida idea di come lo raggiungeremo. Comunque non desta particolare preoccupazione, al momento si sta dirigendo proprio nell’occhio del ciclone e non ne uscirà vivo.»
L’ennesima pausa.
«E’ il problema di questi Super, anche il loro ego è troppo sviluppato. Si credono immortali, pensano a noi solo come degli esseri inferiori da proteggere o da combattere. E in questo abbiamo le nostre colpe. Abbiamo iniziato a temerli, poi la paura si è trasformata in ammirazione e quest’ultima è diventata devozione. Abbiamo elevato questi abomini al livello degli dei. Questo è stato un nostro errore. Da parte loro, la consapevolezza della nostra venerazione li ha resi arroganti e troppo sicuri di sé. Ci sottovalutano e questo decreterà la loro sconfitta. Il mondo sarà libero per sempre da queste aberrazioni.»
Il volto di Putin non si rilassò. Romney si versò dell’acqua perché iniziava ad avere la gola secca.
«Dopo che il pacco sarà consegnato, per qualsiasi essere il cui DNA contenga anche solo un’infinitesimale quantità di Teleforce, non ci sarà scampo. E se per miracolo qualcuno di loro dovesse sopravvivere, anche il solo il fruscio di una foglia agitata lo metterà in fuga. Vivrà il resto dei suoi giorni nella paura, braccato finché lo troveremo. Perché lo troveremo sicuramente.»
Dopo la consueta pausa a effetto Romney concluse: «Lascio la parola al Generale Anderson che vi spiegherà nel dettaglio cosa accadrà in questa giornata memorabile.»
Anderson si schiarì la voce e attaccò con piglio deciso come si confaceva al suo ruolo.
«Signori, sarò breve perché il tempo è poco. Come ha accennato il Presidente, il pacco è in viaggio verso Admiral City. Le nostre truppe si stanno dirigendo in loco per circoscrivere e isolare la zona. La città sarà isolata mentre Ammit eliminerà qualsiasi traccia di Teleforce si trovi nel perimetro.»
«Avete fatto una stima delle casualità?» Chiese la Merkel.
Nella sala ottagonale il silenzio calò come una coltre di piombo.
Il generale Anderson si schiarì la voce.
«E’ impossibile fare una stima delle vittime. Dipende dalla reazione dei Super e dello START quando si renderanno conto che sono sotto un nuovo attacco. La nostra arma, chiamiamola così, non dovrebbe nuocere agli esseri umani.»
«Dovrebbe?» Era stato il presidente francese a parlare.
Il generale era in palese difficoltà.
Lo salvò Hickman: «Signori, è un rischio che dobbiamo correre se vogliamo sbarazzarci in modo definitivo di quegli esseri. Sono convinto che il numero di casualità non sarà elevato, ma dobbiamo anche essere pronti a portare il peso di un’eventuale distruzione di Admiral City.»
«Non è possibile pianificare un’evacuazione a breve termine?» Chiese Noda, il premier giapponese.
«Non c’è tempo, inoltre rischieremmo d’insospettire i nostri bersagli.» Tagliò corto il primo ministro cinese.
«E l’essere che si fa chiamare Mezzanotte?»
Il silenzio si fece di nuovo pesante.
Fu Romney a romperlo: «È la variabile impazzita del nostro progetto. Dobbiamo sperare che una volta trovato ciò che cerca, torni da dov’è venuto.»
«Altrimenti?»
«Altrimenti non ci sarà un altro giorno.»
Ritornato nella stanza ovale insieme al Segretario di Stato, Romney aprì l’umidor da scrivania e tirò fuori un Cohiba Coronas Especiales. Dopo averlo passato nel bucasigari, lo accese tirando un paio di lunghe boccate e si buttò sul divano. Era solo il primo mattino ma era già esausto perché stava camminando sulla linea che separa il confine tra gloria e infamia e la tensione era forte, quasi insostenibile. Dentro di sé, però, si stava facendo strada la certezza della vittoria. Dio era con lui e la sconfitta non era contemplata nel suo disegno delle cose.
«Hickman, ho bisogno di riposare qualche minuto ma voglio essere informato di qualsiasi novità, anche la più insignificante.»
«D’accordo signore.»
«Ancora una cosa.»
Hickman si voltò: «Presidente?»
«Quando tutto sarà finito… Portatemi la testa di Rebel Yell.»
Il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti spense il sigaro, allentò il nodo della cravatta e si distese.
Si assopì e sognò un mondo senza Super.

***

Periferia di Admiral City.
22 Aprile 2013
Ore 08.27

Ammit si fermò e annusò l’aria.
Aveva fame.
Una fame che non aveva mai provato prima.
In quel luogo c’era cibo in abbondanza.
In cima a un vecchio edificio Rebel Yell osservava la creatura attraverso le lenti di un binocolo.
Sulla fronte si erano formate piccole gocce di sudore. Non ricordava l’ultima volta che aveva sudato.
Imprecò. Avrebbe dovuto starne fuori.
Dopo questa brutta storia avrebbe dovuto fare un bel discorsetto a quel bastardo di Mitt e questa volta non sarebbe stato tenero.
Prima, però, doveva rimanere vivo.
- - -

Scarica Due minuti a Mezzanotte in formato ePub o in formato Mobi aggiornato di settimana in settimana! (Impaginato da Matteo Poropat)

13 commenti:

  1. Bello! Si si si. Direi che ormai tutte le trame sono delineate, chi era nell'ombra ora è stato riconosciuto. Adesso dobbiamo vedere se esplode prima la bomba crea super o se Ammit inizierà ad azzerare la teleforce. Mi piace poi che non ci sia il premier italiano nella conferenza :)

    RispondiElimina
  2. Bello davvero.
    Tra un paio di settimane toccherá a me e ti devo proprio ringraziare perchè mi hai dato un idea sul come procedere.

    RispondiElimina
  3. Bello, bello. :)
    Quello che avevo in mente di scrivere è salvo, devo solo aggiustare un pochino gli orari per incastrarsi al meglio con gli avvenimenti di questo capitolo!

    Ciao,
    Gianluca

    RispondiElimina
  4. Gran bel capitolo, ottimo lavoro nel mettere ordine in certe questioni. Vediamo se a fine RR Mitt avrà la testa impagliata che tanto desidera... ;)

    RispondiElimina
  5. Non vorrei essere nei panni di Yell... Chissà che scacazza! Bel capitolo!

    RispondiElimina
  6. Ottimo capitolo.
    Il modo migliore per obbligare un idiota a fare qualcosa, è spesso minacciarlo affinché non lo faccia.

    RispondiElimina
  7. Che capitolo bomba! (mi sono accorto solo ora di averlo tweetato ma di non aver commentato -_-)
    Mi è piaciuto moltissimo, l'ho divorato, tiene col fiato sospeso! Mi piace assai come è stata sfruttata l'idea di "usare" Ammit/Isabelle... Figata! :D

    RispondiElimina
  8. FI-GA-TA!
    La vedo dura per i nostri SUPER, davvero dura...
    Però mi piace! :)

    RispondiElimina
  9. Forte!
    Ora sì che molte forze stanno convergendo verso il finale. Chissà quale bomba esploderà prima!
    Tra l'altro non ho fatto i conti ma un ipotetico governo italiano (ucronie permettendo) si insedierebbe proprio in quei giorni.

    RispondiElimina
  10. Bravo, mi piace anche come hai reso il personaggio di Romney, una mente semplice, intrisa di superstizione religiosa, per un compito troppo grande!

    RispondiElimina
  11. Salve a tutti!
    Inizio col rigraziarvi per le belle parole che avete speso nei confronti del mio contributo. Siete troppo buoni!!!!

    L'Italia in ambito internazionale conta meno del due di picche, è fuori dai grandi giochi ed è venuto naturale escluderla. E poi ve l'immaginate uno dei nostri politici in una conferenza simile? Ue' Ragasssi, siam passi? Liberare Ammit è roba da cacarsi adosso, mi consenta CRIBIO! :-)

    Le figure di Rebel Yell e Mitt tratteggiate da Davide mi hanno particolarmente colpito per la loro ambiguità e ho pensato che il presidente Usa potesse essere sfruttato per dare una "scossa" alla storia e incanalarla verso la conclusione. Ammit, che secondo me (insieme a Rebel) possiede un potenziale narrativo enorme, mi è stata letteralmente servita su un piatto d'argento. Meno male che non ho creato delle difficoltà a chi mi segue, per questo ringrazio Gianluca Santini per lo scambio di mail e per i consigli!
    Da appassionati di fumetti avrete di certo capito che le motivazioni di Romney partono dal leitmotiv di fondo degli X-men cioè la paura e la persecuzione di chi è diverso/mutante. Si tratta comunque di una paura intrisa non solo d'ignoranza ma anche di lucida consapevolezza di aver perso quel ruolo illuminante e dominante di cui necessita chi governa.
    Insomma: Mitt rosica perché non è più al centro dell'attenzione!
    E adesso sono proprio curioso di vedere che cosa succederà!

    RispondiElimina