Salzar
Tower.
Admiral
City
22
aprile 2013
Ore
06:00 A.M.
«Signora
Johansson?»
Scarlett
udì un suono indistinto, una voce fantasma che fluttuava
nell’etere.
Cercò
di aprire gli occhi, di concentrarsi su quell’ eco che veniva da
lontano.
«Signora
Johansson?»
Scarlett
si mosse cercando di recuperare il controllo dei suoi arti.
L’ultima
cosa che ricordava era il distretto di polizia di Hato Rey, aveva
cercato di uscire, poi era stata colpita da una grossa scarica di
energia ed aveva perso i sensi.
Adesso
era immersa in una specie di poltiglia nerastra, dalla consistenza
collosa.
Nella
penombra scorse la sagoma di una altra persona, la riconobbe subito,
era Lady Liberty la famosa Super.
Il
cervello di Scarlett ricominciò a funzionare a pieno regime e
subito capì di essere finita in un mare di guai.
«Lady
Liberty è lei?»
«Sì,
sì, sono io. Stia tranquilla andrà tutto bene.»
«Se
anche lei è rimasta bloccata qui, ho i miei dubbi che le cose
possano andare bene», commentò Scarlett con un tono che
voleva essere normale.
Libby
fece una smorfia, indecisa se essere felice che l’attrice stesse
bene o contrariata per il non poter far nulla.
Scarlett
continuò a contorcersi per cercare di riprendere una posizione
eretta.
Indossava
ancora la divisa della polizia di Admiral City che aveva trovato
nello spogliatoio del distretto.
La
placca argentata del distintivo aveva strani riflessi bluastri e la
scritta con il nome “B. IOLL” era come attraversata da piccole
scintille.
* * *
Al
piano terra Bonnie si aggirava per i corridoi vuoti.
Si
inchiodò tra le ombre, schiena al muro. Scrutò nella
semioscurità colore del piombo. Non molto da vedere. Solamente
residui della demolizione. I preziosi quadri ridotti a pezzi,
pavimento pieno di fogli, documenti nel vento.
Non
avrebbe dovuto esistere nessun vento.
Non
là dentro.
Invece
esisteva.
Penetrava
dallo squarcio nella parete sventrata in più punti dalle
esplosioni. Sibilava nella torre a sussulti.
E
poi lo sfrigolio della Teleforce.
Pulsava
senza sosta, disseminata in tutti gli ambienti.
Soffitti,
angoli, porte, travi, pilastri erano attraversati dalle scariche, e
questo non era affatto un buon segno.
Improvvisamente
le porte dell’ascensore si aprirono con un sibilo sommesso.
«Vieni
da me, Bonnie» la voce di Ramon Salazar esplose nel silenzio.
* * *
Scarlett
cercò di guardarsi intorno, si trovava in una specie di gabbia
trasparente, la volta a cupola pareva non avere interruzioni.
Fissò
il volto di Lady Liberty, aveva l’impressione che le stesse
parlando, ma lei non sentiva nulla, come se la Super fosse
intrappolata in un acquario.
Udiva
voci che provenivano da lontano, come echi in sottofondo. Cercò
di concentrarsi, focalizzare la situazione in cui si trovava, ma non
riusciva.
La
sua mente iniziò a confondersi.
Era
come se un fiume le stesse entrando nella testa, portandosi via tutti
i ricordi, lasciando il vuoto.
Urlò
con tutto il fiato che aveva in corpo, ma non udì nulla.
* * *
L’essere composto di ombra la fissava dall’alto, nello sguardo di
Scarlett vi era ormai solo il vuoto.
Si
volse verso l’esterno, il cielo sopra al porto aveva il colore come
quello di un televisore mal sintonizzato, probabilmente erano i
poteri di Uranium che stava combattendo contro i suoi Triari.
Ma
ora non era quello il suo problema, doveva sistemare gli altri
pagliacci in calzamaglia, iniziando da quella bamboccia iperattiva.
Le
porte dell’ascensore si chiusero senza rumore ed il cilindro di
vetro e acciaio sprofondò nelle profondità della
Salazar Tower, lasciando Bonnie senza fiato.
* * *
Libby osservò gli occhi di Scarlett spegnersi. Il volto, reso famoso da Hollywood, trasfigurarsi in una maschera orribile.
Cercò di muoversi, voleva avvicinarsi, scuoterla, ma la sostanza vischiosa le rendeva difficile fare qualsiasi movimento.
Un vortice di pensieri inziò a formarsi nella sua testa, cercò di concentrarsi sulla missione, su Matt, ma non riusciva.
Davanti agli occhi comparvero le immagini della sua vita, i volti dei suoi genitori, lei bambina, l’incidente, le missioni per conto dello START.
Un unico vortice di ricordi che si allontanava, scoloriva, cancellandosi in una nebbia sempre più confusa.
Una risata che non aveva nulla di umano riempì tutto il locale.
Anche se non era possibile, qualcuno avrebbe detto che l’essere oscuro stava ridendo.
- - -
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* * *
Libby osservò gli occhi di Scarlett spegnersi. Il volto, reso famoso da Hollywood, trasfigurarsi in una maschera orribile.
Cercò di muoversi, voleva avvicinarsi, scuoterla, ma la sostanza vischiosa le rendeva difficile fare qualsiasi movimento.
Un vortice di pensieri inziò a formarsi nella sua testa, cercò di concentrarsi sulla missione, su Matt, ma non riusciva.
Davanti agli occhi comparvero le immagini della sua vita, i volti dei suoi genitori, lei bambina, l’incidente, le missioni per conto dello START.
Un unico vortice di ricordi che si allontanava, scoloriva, cancellandosi in una nebbia sempre più confusa.
Una risata che non aveva nulla di umano riempì tutto il locale.
Anche se non era possibile, qualcuno avrebbe detto che l’essere oscuro stava ridendo.
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Molto bello il potere che s'intravede nel capitolo, sono curioso di vedere come verrà utilizzato dai prossimi.
RispondiEliminaComplimenti Cristiano, davvero un bel pezzo! :D
Bella alternanza tra i vari personaggi, e molto bene per aver incluso Scarlett tra i personaggi "attivi", nel senso che finalmente entriamo anche dentro il suo punto di vista. :)
RispondiEliminaScarlett, che fa/si appresta a fare una pessima fine :-O
EliminaUrca. Si mette sempre peggio... Posso dire che mi piace questo ribadire che anche se i super sono super non è per nulla scontato che vincano, e che vincano facile.
RispondiEliminaBuon lavoro, Cristiano ^^
Bel capitolo veloce e denso al punto giusto. Dà l'idea che il tutto stia raggiungendo il punto di bollore. Buon lavoro da parte mia.
RispondiEliminaDavvero niente male Cristiano, hai chiuso parecchi punti aperti della storia e rimesso una parte della trama sul giusto binario. In più, hai ribadito i poteri psichici di Mezzanotte e messo sullo sfondo Uranium che era stato abbandonato in precedenza.
RispondiEliminaLa citazione da Neuromante da sola varrebbe il capitolo.
grazie per averla notata, ce ne sono altre due ma sono più nascoste ;)
EliminaA questo punto lancio la sfida per vedere chi le sa cogliere :)
EliminaMi unisco ai complimenti a Cristiano, che ha fatto un ottimo lavoro di taglio e cucito, concentrandosi su scenari diversi, al fine di ottenere un indispensabile capitolo di raccordo!
RispondiEliminaLa mia dolcissima Scarlett *-* Spero proprio che qualcuno la salvi al più presto! :P Cazzatelle a parte, bel capitolo complimenti! Qui le cose iniziano un po' a complicarsi però, meglio rileggersi i capitoli precedenti tutti in una botta
RispondiEliminaQueste vicende diventano sempre più Dark, molto interessante l'atmosfera Cristiano ed anche l'aver lasciato in sospeso diverse vicende...bravo!
RispondiEliminaBene mi associo agli altri, un ottimo capitolo di raccordo e finalmente sappiamo qualcosa di più sul conto di Mezzanote, sempre che sia lui...
RispondiEliminaOttimo lavoro, inizia ad assumere le tinte di una tragedia xD
RispondiEliminaGrande capitolo!
RispondiEliminaè sparita qualche virgola qua e là, ma chissene...
Un capitolo di raccordo è quello che ci vuole, a questo punto. Un mucchio di complimenti per non esserti lasciato andare alla tentazione di introdurre nuovi colpi di scena o personaggi, preferendo mandare avanti la storia riprendendo le trame lasciate aperte dagli altri e offrendo nuovi spunti per i prossimi autori. Bella anche l'atmosfera che si è venuta a creare, di stampo semi-horror con la perdita di coscienza di sè della Johansson, le scintille di Teleforce che corrono lungo le pareti e l'oscuro richiamo che trascina Bonnie nella profondità della torre.
Ottimo lavoro!
Il Moro