Jackson
riaprì lentamente gli occhi e si ritrovò disteso nel buio più
assoluto. Dopo qualche istante di smarrimento cercò di rialzarsi, ma
i suoi polsi e le sue caviglie erano saldamente legati.
«Ehilà?» gridò con voce roca. La sete era terribile. L’unico suono nelle vicinanze era un ronzio insistente, causato forse da un generatore.
«C’è nessuno?»
Un fascio di luce improvviso lo abbagliò, costringendolo a chiudere gli occhi.
«Bentornato fra noi, Jackson.» disse una voce femminile. Jackson cercò di mettere a fuoco la vista, e scoprì di essere disteso su di un tavolo metallico, con pesanti legacci che impedivano ogni suo movimento. Non riusciva a vedere la proprietaria della voce, immersa nell’oscurità al di fuori del cerchio di luce.
«Ehilà?» gridò con voce roca. La sete era terribile. L’unico suono nelle vicinanze era un ronzio insistente, causato forse da un generatore.
«C’è nessuno?»
Un fascio di luce improvviso lo abbagliò, costringendolo a chiudere gli occhi.
«Bentornato fra noi, Jackson.» disse una voce femminile. Jackson cercò di mettere a fuoco la vista, e scoprì di essere disteso su di un tavolo metallico, con pesanti legacci che impedivano ogni suo movimento. Non riusciva a vedere la proprietaria della voce, immersa nell’oscurità al di fuori del cerchio di luce.
«Chi…chi
sei? Dove mi trovo?» chiese Jackson.
«Esattamente dove dovresti essere. Stavi cercando qualcosa… e hai trovato me.»
La donna si avvicinò al tavolo, il suo volto finalmente rivelato dalla luce. Jackson sgranò gli occhi ed emise un gemito.
«Tu?… non è possibile… tu sei morta!»
«Esattamente dove dovresti essere. Stavi cercando qualcosa… e hai trovato me.»
La donna si avvicinò al tavolo, il suo volto finalmente rivelato dalla luce. Jackson sgranò gli occhi ed emise un gemito.
«Tu?… non è possibile… tu sei morta!»
- - -
Laboratorio
Segreto NIMBUS
Calgary, Canada
Una settimana prima.
Calgary, Canada
Una settimana prima.
«Ne
hai ancora per molto?»
«Piantala di rompere, Jackson…dammi una sigaretta, piuttosto.» esclamò Tabitha.
«Sono alquanto occupato a godermi il panorama, al momento.» rispose Jackson, impegnato a guardare il sedere di Tabitha. «Vederti a quattro zampe, infilata in quel macchinario… uuh, cosa non ti farei!»
L’ingegnere si rialzò sbuffando.
«Primo, a nessuno interessa sapere cosa mi faresti. Secondo, sei proprio sicuro di non aver niente di meglio da fare? Hai davvero intenzione di ciondolare quaggiù tutto il giorno guardandomi il culo?»
«Possibile.» Jackson allungò una sigaretta all’amica. «In realtà sto aspettando direttive dal Grande Capo, che dovrebbe contattarmi a momenti… pensavo di dare una controllata ai Golem, per ammazzare un po’ il tempo. Novità?»
«Novità… beh, seguimi.» Tabitha iniziò a camminare, con Jackson che la seguiva fischiettando.
«Come puoi vedere la nuova serie è pronta» Tabitha indicò una fila di possenti automi sostenuti da un intrico di cavi.
«Ciao Shen! Ehi, Pablo! Martina, come va?» Jackson salutò uno per uno i vari ingegneri che sciamavano per il laboratorio. «Ottimo design, devo dire. Mi piacciono davvero. Sicura che non daranno di matto questa volta?»
«Hah! Dopo Admiral City abbiamo potenziato praticamente ogni cosa. Il Boss ci ha messo anima e corpo… i nuovi modelli sono a prova di hacker, hanno un nucleo Teleforce efficientissimo, e sono dotati di uno scudo telecinetico che li protegge da ogni tentativo di attacco o controllo.»
«Mi pare un po’ esagerato, no?»
Tabitha lo guardò fisso negli occhi.
«Dopo Admiral City niente è troppo esagerato. Niente. E tu dovresti saperlo meglio di me.»
Jackson inspirò profondamente.
«Beh, diciamo che… uuh, guarda che grosso, quello! Non sapevo ci fossero anche dei mecha in costruzione… e-ah!- guarda un po’ chi c’è! Come te la passi?» Jackson si affrettò verso un Golem seduto contro una parete, a fianco di un imponente fucile.
«Ah, quello? Sta benissimo, completamente ripreso. Un lavoraccio. L’ho spento perché non la finiva più di blaterare. Continua col tuo discorso.»
«Uhm… al laboratorio dei piani alti se ne sentono di tutti i colori. Eventi strani in giro per tutto il mondo, disastri, rivolte… i governi ovviamente cercano di insabbiare tutto, ma la situazione è alquanto preoccupante. Solo questa settimana abbiamo avuto…» Jackson estrasse un tablet dalla giacca ed inforcò gli occhiali. «Dunque… un’invasione di zombie (testuali parole) in un villaggio australiano, un paesino del Kansas dove tutti gli abitanti hanno la stessa faccia, un’intera città italiana svanita nel nulla, scontri tra Super non identificati nelle banlieuses parigine, una terrificante esplosione di energia in Polonia e… un numero spropositato di testimoni oculari che giurano di aver visto Magmarus, Starcrusher, American Dream e decine di altri Super defunti.»
«Com’è possibile?»
«Non lo è. Il problema è che il numero di superumani è aumentato a dismisura, e continua ad aumentare… probabilmente esistono persone dai poteri simili a quelli dei vecchi Super.»
«Bel casino. Ma tranquillo, i nostri Golem possono tener testa a qualsiasi cosa. E in caso di emergenza possiamo far conto sui tuoi straordinari poteri, no?» disse Tabitha sghignazzando.
«Ci tengo a farti sapere che proprio ieri ho sollevato ben cinque chili. Con la mia mente, donna!» ribattè Jackson.
Tabitha rise e fece per rispondere, quando il tablet di Jackson cominciò a vibrare.
«E’ lei. E’ il Boss.» disse Jackson, affrettandosi a leggere il messaggio.
«Che dice? E’ ancora a Dubai? Ha trovato qualcosa?»
«Bla bla bla…tutto bene, torna in settimana… ah!»
«Che c’è?»
«Ha trovato un segnale. Un generatore Tesla che corrisponde ai nostri modelli è stato attivato.»
«Piantala di rompere, Jackson…dammi una sigaretta, piuttosto.» esclamò Tabitha.
«Sono alquanto occupato a godermi il panorama, al momento.» rispose Jackson, impegnato a guardare il sedere di Tabitha. «Vederti a quattro zampe, infilata in quel macchinario… uuh, cosa non ti farei!»
L’ingegnere si rialzò sbuffando.
«Primo, a nessuno interessa sapere cosa mi faresti. Secondo, sei proprio sicuro di non aver niente di meglio da fare? Hai davvero intenzione di ciondolare quaggiù tutto il giorno guardandomi il culo?»
«Possibile.» Jackson allungò una sigaretta all’amica. «In realtà sto aspettando direttive dal Grande Capo, che dovrebbe contattarmi a momenti… pensavo di dare una controllata ai Golem, per ammazzare un po’ il tempo. Novità?»
«Novità… beh, seguimi.» Tabitha iniziò a camminare, con Jackson che la seguiva fischiettando.
«Come puoi vedere la nuova serie è pronta» Tabitha indicò una fila di possenti automi sostenuti da un intrico di cavi.
«Ciao Shen! Ehi, Pablo! Martina, come va?» Jackson salutò uno per uno i vari ingegneri che sciamavano per il laboratorio. «Ottimo design, devo dire. Mi piacciono davvero. Sicura che non daranno di matto questa volta?»
«Hah! Dopo Admiral City abbiamo potenziato praticamente ogni cosa. Il Boss ci ha messo anima e corpo… i nuovi modelli sono a prova di hacker, hanno un nucleo Teleforce efficientissimo, e sono dotati di uno scudo telecinetico che li protegge da ogni tentativo di attacco o controllo.»
«Mi pare un po’ esagerato, no?»
Tabitha lo guardò fisso negli occhi.
«Dopo Admiral City niente è troppo esagerato. Niente. E tu dovresti saperlo meglio di me.»
Jackson inspirò profondamente.
«Beh, diciamo che… uuh, guarda che grosso, quello! Non sapevo ci fossero anche dei mecha in costruzione… e-ah!- guarda un po’ chi c’è! Come te la passi?» Jackson si affrettò verso un Golem seduto contro una parete, a fianco di un imponente fucile.
«Ah, quello? Sta benissimo, completamente ripreso. Un lavoraccio. L’ho spento perché non la finiva più di blaterare. Continua col tuo discorso.»
«Uhm… al laboratorio dei piani alti se ne sentono di tutti i colori. Eventi strani in giro per tutto il mondo, disastri, rivolte… i governi ovviamente cercano di insabbiare tutto, ma la situazione è alquanto preoccupante. Solo questa settimana abbiamo avuto…» Jackson estrasse un tablet dalla giacca ed inforcò gli occhiali. «Dunque… un’invasione di zombie (testuali parole) in un villaggio australiano, un paesino del Kansas dove tutti gli abitanti hanno la stessa faccia, un’intera città italiana svanita nel nulla, scontri tra Super non identificati nelle banlieuses parigine, una terrificante esplosione di energia in Polonia e… un numero spropositato di testimoni oculari che giurano di aver visto Magmarus, Starcrusher, American Dream e decine di altri Super defunti.»
«Com’è possibile?»
«Non lo è. Il problema è che il numero di superumani è aumentato a dismisura, e continua ad aumentare… probabilmente esistono persone dai poteri simili a quelli dei vecchi Super.»
«Bel casino. Ma tranquillo, i nostri Golem possono tener testa a qualsiasi cosa. E in caso di emergenza possiamo far conto sui tuoi straordinari poteri, no?» disse Tabitha sghignazzando.
«Ci tengo a farti sapere che proprio ieri ho sollevato ben cinque chili. Con la mia mente, donna!» ribattè Jackson.
Tabitha rise e fece per rispondere, quando il tablet di Jackson cominciò a vibrare.
«E’ lei. E’ il Boss.» disse Jackson, affrettandosi a leggere il messaggio.
«Che dice? E’ ancora a Dubai? Ha trovato qualcosa?»
«Bla bla bla…tutto bene, torna in settimana… ah!»
«Che c’è?»
«Ha trovato un segnale. Un generatore Tesla che corrisponde ai nostri modelli è stato attivato.»
«Dove?»
«Calcutta», disse Jackson correndo via. «Devo andare a Calcutta!»
«Calcutta», disse Jackson correndo via. «Devo andare a Calcutta!»
- - -
Calcutta,
India
Oggi.
Oggi.
«Kareema
Gupta… »
«Conosci il mio nome, giovane. Ne sono onorata.»
«Il progetto CLOUD… l’esplosione…come?»
«Angela ti ha parlato di me. Che dolce… mi manca tanto, sai?»
Kareema indossava un camice da laboratorio sbrindellato, ma nonostante il vestito malridotto sembrava ancora bella e giovane come nelle foto degli archivi CLOUD. Jackson notò lo sguardo febbrile della donna, che lo osservava come un predatore fa con la sua preda…come se dovesse trattenersi per non divorarlo.
Jackson ricordò immediatamente che Kareema, prima dell’incidente ai laboratori CLOUD, possedeva poteri incontrollabili che la rendevano estremamente pericolosa. Un vampiro che si cibava involontariamente di ogni forma di energia… e lui era steso su di un tavolo, inerme.
«Lei ha fatto molto per me. Ha cercato di curarmi, di curare gli altri…è sempre stata determinata. Come sta? No, non dirmelo. Non ora.»
Il ronzio si fece più forte.
«Quel giorno… quando il reattore Tesla esplose… non sono morta. Sono rinata.» La donna girò intorno al tavolo, posizionando le sue dita affusolate sulle spalle di Jackson.
«Ma quello è stato solo l’inizio. No, non agitarti. E’ inutile, credimi.»
«Cosa vuole da me?» Jackson cercò freneticamente di liberarsi, di aprire i legacci col suo potere. Ma la sua telecinesi non era abbastanza forte.
«Ti spiegherò tutto con calma. Ora vorrei mostrarti una cosa.»
Le luci della sala si accesero all’improvviso, illuminando una folla di figure incappucciate che iniziarono immediatamente a cantilenare una lugubre nenia. Un gigantesco reattore Tesla torreggiava al centro, poco distante dal tavolo.
«Cristo…»
Gli incappucciati riempivano ogni metro della grande sala, circondando il reattore e il tavolo su cui Jackson era steso.
«Il nostro generatore Tesla… come ha fatto…?»
«Sono una scienziata, ricordi? Col giusto progetto e i giusti materiali posso replicare ogni vostro esperimento… e andare oltre.»
Jackson riconobbe il modello: era lo stesso tipo di generatore di Teleforce che aveva contribuito a costruire all’interno del progetto NIMBUS. Angela Solheim aveva creato il generatore basandosi sul macchinario originale di Hal Salazar, perfezionandolo esponenzialmente.
«Ma questo significa che… lei ha rubato i progetti quando i Triari ci hanno attaccato?»
«Ho approfittato della confusione per prendere ciò che mi occorreva. Dovreste ringraziarmi, ho eliminato numerosi Triari mentre mi facevo strada per i laboratori.»
La nenia continuava, insistente, mentre il ronzio cresceva. Jackson cominciò a distinguere delle parole.
«Jai mata Kali, jai mata Ammit! Kali Ammite, namo namah!»« Chi sono queste persone?»
«Quella che vedi è l’avanguardia del mio esercito. I Figli di Ammit. Gli Araldi della Fine!»Ammit, pensò Jackson con un brivido. L’entità che aveva quasi divorato ogni forma di vita sulla Terra… prima di essere definitivamente distrutta da Uranium.
«Ammit è morta. Che intenzioni avete?»
«Ammit ci ha mostrato la via. Prima di morire la Dea ha toccato le nostre menti… ha curato tutti noi, ci ha curati come nessuno scienziato avrebbe mai potuto fare. Ha condiviso la Sua saggezza… e la Sua Fame… e ha generato milioni di figli.»
«Ciò che dice non ha senso. Lei è pazza!»
«NO!»gridò la donna, con una voce gutturale. La stretta sulle spalle di Jackson si fece dolorosa.
«La Dea mi ha mostrato la via. Lei parla nella mia testa! Noi siamo legione, e siamo affamati.»
In un battito di ciglia Kareema tornò di fronte a Jackson… ma il suo aspetto era disumano. La pelle era diventata bluastra, zanne affilate riempivano la sua bocca, gli occhi ardevano come braci… e il suo corpo cresceva. Un secondo paio di braccia artigliate spuntò dal suo torace con un disgustoso rumore di ossa spaccate. Jackson era terrorizzato, ma allo stesso tempo ipnotizzato dalla creatura demoniaca.
«Conosci il mio nome, giovane. Ne sono onorata.»
«Il progetto CLOUD… l’esplosione…come?»
«Angela ti ha parlato di me. Che dolce… mi manca tanto, sai?»
Kareema indossava un camice da laboratorio sbrindellato, ma nonostante il vestito malridotto sembrava ancora bella e giovane come nelle foto degli archivi CLOUD. Jackson notò lo sguardo febbrile della donna, che lo osservava come un predatore fa con la sua preda…come se dovesse trattenersi per non divorarlo.
Jackson ricordò immediatamente che Kareema, prima dell’incidente ai laboratori CLOUD, possedeva poteri incontrollabili che la rendevano estremamente pericolosa. Un vampiro che si cibava involontariamente di ogni forma di energia… e lui era steso su di un tavolo, inerme.
«Lei ha fatto molto per me. Ha cercato di curarmi, di curare gli altri…è sempre stata determinata. Come sta? No, non dirmelo. Non ora.»
Il ronzio si fece più forte.
«Quel giorno… quando il reattore Tesla esplose… non sono morta. Sono rinata.» La donna girò intorno al tavolo, posizionando le sue dita affusolate sulle spalle di Jackson.
«Ma quello è stato solo l’inizio. No, non agitarti. E’ inutile, credimi.»
«Cosa vuole da me?» Jackson cercò freneticamente di liberarsi, di aprire i legacci col suo potere. Ma la sua telecinesi non era abbastanza forte.
«Ti spiegherò tutto con calma. Ora vorrei mostrarti una cosa.»
Le luci della sala si accesero all’improvviso, illuminando una folla di figure incappucciate che iniziarono immediatamente a cantilenare una lugubre nenia. Un gigantesco reattore Tesla torreggiava al centro, poco distante dal tavolo.
«Cristo…»
Gli incappucciati riempivano ogni metro della grande sala, circondando il reattore e il tavolo su cui Jackson era steso.
«Il nostro generatore Tesla… come ha fatto…?»
«Sono una scienziata, ricordi? Col giusto progetto e i giusti materiali posso replicare ogni vostro esperimento… e andare oltre.»
Jackson riconobbe il modello: era lo stesso tipo di generatore di Teleforce che aveva contribuito a costruire all’interno del progetto NIMBUS. Angela Solheim aveva creato il generatore basandosi sul macchinario originale di Hal Salazar, perfezionandolo esponenzialmente.
«Ma questo significa che… lei ha rubato i progetti quando i Triari ci hanno attaccato?»
«Ho approfittato della confusione per prendere ciò che mi occorreva. Dovreste ringraziarmi, ho eliminato numerosi Triari mentre mi facevo strada per i laboratori.»
La nenia continuava, insistente, mentre il ronzio cresceva. Jackson cominciò a distinguere delle parole.
«Jai mata Kali, jai mata Ammit! Kali Ammite, namo namah!»« Chi sono queste persone?»
«Quella che vedi è l’avanguardia del mio esercito. I Figli di Ammit. Gli Araldi della Fine!»Ammit, pensò Jackson con un brivido. L’entità che aveva quasi divorato ogni forma di vita sulla Terra… prima di essere definitivamente distrutta da Uranium.
«Ammit è morta. Che intenzioni avete?»
«Ammit ci ha mostrato la via. Prima di morire la Dea ha toccato le nostre menti… ha curato tutti noi, ci ha curati come nessuno scienziato avrebbe mai potuto fare. Ha condiviso la Sua saggezza… e la Sua Fame… e ha generato milioni di figli.»
«Ciò che dice non ha senso. Lei è pazza!»
«NO!»gridò la donna, con una voce gutturale. La stretta sulle spalle di Jackson si fece dolorosa.
«La Dea mi ha mostrato la via. Lei parla nella mia testa! Noi siamo legione, e siamo affamati.»
In un battito di ciglia Kareema tornò di fronte a Jackson… ma il suo aspetto era disumano. La pelle era diventata bluastra, zanne affilate riempivano la sua bocca, gli occhi ardevano come braci… e il suo corpo cresceva. Un secondo paio di braccia artigliate spuntò dal suo torace con un disgustoso rumore di ossa spaccate. Jackson era terrorizzato, ma allo stesso tempo ipnotizzato dalla creatura demoniaca.
«Dio… cosa le è successo?»
La creatura sogghignò, mentre il suo corpo continuava a crescere e filamenti di materia scura si estendevano dalle sue spalle come tentacoli.
«La Dea mi ha dato una nuova vita… un nuovo corpo. Una nuova famiglia, una nuova missione.»
«AMMIT! KALI! AMMIT! KALI!» gridarono in coro gli incappucciati.
«La prego… lei è una scienziata…Angela Solheim ha cercato di salvarla…»
Kareema ruggì, spargendo bava viscosa ovunque.
Jackson capì che il mostro di fronte a lui era completamente folle, e di essere completamente alla sua mercé.
A meno che…
Concentrando ogni oncia di energia rimasta Jackson tastò con la mente la sua giacca… trovando infine il trasmettitore d’emergenza,accuratamente nascosto all’interno del taschino.
Con
questo posso chiamare la cavalleria.
Kareema riprese a parlare.
«Angela Solheim ha fallito. Mi ha dimenticata. E ha mandato te, un suo lacchè, a cercare il generatore al posto suo…ma non importa. La vendetta non è il mio scopo.Tu mi dirai tutto ciò che sai. Ogni cosa. O morirai dolorosamente, così come moriranno tutti i nemici di Ammit. Io sono Ram Dao, la Spada della Dea, e nessuno si metterà sulla mia strada!»
Kareema riprese a parlare.
«Angela Solheim ha fallito. Mi ha dimenticata. E ha mandato te, un suo lacchè, a cercare il generatore al posto suo…ma non importa. La vendetta non è il mio scopo.Tu mi dirai tutto ciò che sai. Ogni cosa. O morirai dolorosamente, così come moriranno tutti i nemici di Ammit. Io sono Ram Dao, la Spada della Dea, e nessuno si metterà sulla mia strada!»
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Impaginazione a cura di eBookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini
Chapeau. Qualcuno ha raccolto il testimone che avevo seminato nel finale della scorsa stagione alla grande, molto al di là di quello che avevo pensato. Bravo davvero.
RispondiEliminaUn ottimo capitolo. Complimenti!
RispondiEliminaBello il riferimento a Kali,sono curioso di vedere come proseguira questa trama.
RispondiEliminaBravissimo Giovanni! La sutura con la stagione uno è perfetta! Si è rivisto anche Sniper il chiacchierone! Un'altra cosa, ZOMBIE in australia? Un culto sanguinario, affamato di teleforce? Super redivivi della prima stagione? Ci sono un sacco di cose da sfruttare! Ancora Bravo!
RispondiEliminaDavvero ottimo, l'atmosfera pseudo-religiosa derivata dalla figura di Ammit ben si sposa con la crisi mondiale... Salvate il povero Jackson che deve tornare a guardare il sedere di Tabitha! XD
RispondiEliminaAltri tasselli interessanti si aggiungono a questa nuova stagione. Spero solo che non verranno messi da parte per venti capitoli per poi venire solo accennati verso la fine.
RispondiElimina"Jackson notò lo sguardo febbrile della donna, che lo osservava come un predatore fa con la sua preda…come se dovesse trattenersi per non divorarlo."
Serve uno spazio prima di come.
Commento personale sullo stile: c'è un'abbondanza di punti di sospensione che potrebbe venire facilmente eliminata.
Ma che noi lasceremo così.
EliminaGrandioso, un sacco di spunti spettacolari! Su Ammit poi mi sono anche commosso un po'. Sia leggendone che scrivendone mi sono affezionato un botto al personaggio, e vedere che ha lasciato un eredità in Nativity mi fa gongolare quasi come se l'avessi inventata io. ♥ A questo punto mi domando dove si sia cacciato il Grande Thot e se questi Figli di Ammit hanno intenzione di vendicarla... quindi Wael e Uranium, occhio alla penna! :D
RispondiEliminaTanta carne al fuoco, interessante!
RispondiEliminaBeh, beh beh... Uno dei più bei capitoli mai letti :) Quanta roba, quanta robaa!!! Una figata! Bravissimo!!!
RispondiEliminaGrazie a tutti per il feedback! Domani posterò l'immancabile "Making Of" nel mio blog, quindi ci si vede là per eventuali chiarimenti/speculazioni selvagge/fanfiction di Jackson e Tabitha ^_^
RispondiElimina(Avevo un pò di tremarella ad aprire le danze, ma vedo che è piaciuto, dai :D)
Davvero degli ottimi spunti in questo capitolo, e un'atmosfera che mi ha ricordato parecchio il Tempio Maledetto di Indiana Jones... xD
RispondiEliminaMolto ben fatto inoltre il lavoro di collegamento con la stagione uno.
Gli zombi sono MIEI! LI voglio usare! Assolutamente!
RispondiEliminaDomanda: nel mio capitolo posso fare riferimenti a quanto è accaduto negli spin-off?
Perchè io gli zombi li ho già utilizzati e mi viene un collegamento perfetto...
Il Moro
Parlo da partecipante, la RR fa riferimento solo agli eventi della RR, in questo caso la stagione 1. Fare riferimento agli spin-off, qualunque essi siano, implica creare confusione e difficoltà negli altri partecipanti, che potrebbero non averli letti.
EliminaPeccato, perché mi sarebbe piaciuto ritirare fuori dalla naftalina i miei zombi, e magari anche Lo Scorpione. cercherò di inventarmi qualcos'altro.
EliminaGrazie!
Il Moro
E se invece riuscissi a usare un personaggio che compare negli spin-off, ma facendo in modo che non sia necesasrio leggere il racconto relativo? In quel caso non dovrebbero esserci problemi. No?
EliminaIn quel caso direi di che va bene, sempre che l'inserimento di un nuovo personaggio abbia un senso nella storia.
EliminaPoi, l'autore del capitolo sei tu. Decisione tua. ;)
Secondo me puoi includere elementi di uno spin-off, però devono essere debitamente contestualizzati. Altrimenti davvero è difficile da seguire, soprattutto se consideri che già al terzo capitolo sono comparsi parecchi personaggi nuovi, che si aggiungono ai superstiti della prima stagione.
EliminaScusate il ritardo: ho pubblicato oggi il mio Making Of. Se vi va, dateci una letta, poi discuteremo insieme delle cause e degli effetti. Lo trovate qui. :D
RispondiEliminaAh, questo per dire: "TU HAI TRADITO SHIVA!"
RispondiEliminaOk, basta.
Grande! :D
Grande Giovanni, ottimo capitolo (lo so, arrivo tardi ma prima o poi arrivo).
RispondiEliminaE c'è pure Kali!