23
ottobre 2013
L’uomo
è stanco. Viaggiare prosciuga la sua essenza, e ad ogni viaggio il
costo è più alto del precedente.
Aveva
perso il conto dei mondi visitati, delle realtà e le vite osservate
accendersi e spegnersi in un solo battito di ciglia.
Risposte,
ecco cosa cerca. Ma l’universo sembra negargli questa
soddisfazione, come se le porte della conoscenza fossero a lui
precluse.
Un
solo luogo, un solo tempo, questo gli rimane. Un ultimo viaggio ai
confini della vita stessa.
23
ottobre 2013
Ore
10.24
Monte
Olimpo
Reb
osserva il corpo della giovane.
Tanto
potere racchiuso in così poche cellule, quello che si dice
ottimizzare
lo spazio.
Ma
c’è qualcosa in tutta quell’equazione che non gli torna. Creare
Dei mescolando il codice genetico di altri super, per poi infonderli
nuovamente con la Teleforce… un aumento esponenziale di capacità
che non può finire che in altro modo se non la saturazione. È come
un incesto di superpoteri, un continuo generare energia dalla stessa
energia, dandogli ogni volta una sferzata aggiuntiva grazie alla
teleforce.
Esistono
forse limiti?
Fissando
Valerie, Reb si chiede se non sia arrivato il momento di scoprire
tali limiti.
***
Valerie
sente il proprio corpo farsi leggero. L’energia che ha trattenuto
fino a quel momento preme per uscire, per allungarsi e raggiungere
ogni centimetro quadrato di questo piccolo pianeta. Ma c’è
dell’altro, una consapevolezza che non aveva mai provato prima.
Sente
la forza, la paura che alberga nelle menti delle persone. Sente la
teleforce scorrere nelle cellule di tutti i super esistenti e vede
universi sovrapporsi l’uno all’altro in un continuo andirivieni
di colori e immagini. Se solo volesse potrebbe spegnere tutto, dare
il via ad un effetto a cascata che avrebbe come scopo il distruggere
qualsiasi cosa, lei compresa, e fatica a tenere a bada quella sete.
Sente
Ammit, sua madre, mescolata al resto.
Raccoglie
le forze, concentra e si focalizza su quello che i suoi nuovi occhi
possono vedere. Poi erutta, scagliando invisibili tentacoli di
energia verso i bersagli predestinati.
23
ottobre 2013
Londra
Castore
e Polluce vengono investiti da una silenziosa ondata di energia. I
loro corpi si sfaldano, spazzati da un vento concentrato su i due, i
lembi delle loro carni che volano e svaniscono nell’aria.
In
pochi istanti dei Dioscuri non rimane che un ricordo polveroso.
22
Ottobre 2013
Nuova
Delhi
Il
super volteggia sui cieli di una città irriconoscibile. Le mani
scaricano saette sulla città sottostante, esplodendo e abbattendo
tutto quello che incontrano.
Sta
per lanciare l’ennesimo fulmine, ma questo rimane ancorato alla
mano. Aumenta d’intensità, cresce, brucia, fino a quando non
avvolge l’intero corpo e implode con un boato.
23
Ottobre 2013
Zhongnanhai
Hermes
scivola lungo le strade. Al suo passaggio il terreno brucia e le
finestre esplodono.
Non
sente le urla, ne vede la devastazione che sta portando. Nella sua
attuale condizione il mondo circostante è solo una macchia distorta.
Ora
una nuova forza lo pervade, lo spinge a correre ancora di più.
Aumenta
la velocità. Una, due, dieci volte più rapido. Poi si accorge di
non avere più il controllo. Corre sempre più veloce, fino a quando
il suo corpo si ribella.
Una
gamba si stacca di netto, finendo contro la facciata di un centro
commerciale. L’esplosione che segue sovrasta ogni altro rumore.
Dopodiché il resto del corpo si smembra in minuscoli frammenti di
carne, pelle e ossa.
23
Ottobre 2013
Mosca
Il
super è circondato da un vortice di acqua nebulizzata. Ad ogni gesto
delle sue mani colonne granitiche di ghiaccio si alzano fino ad
inglobare interi palazzi.
Il
Cremlino trema, scosso da un terremoto violentissimo, poi si pacca in
due. Dalla fenditura straripa una cascata di acqua e ghiaccio che
inonda tutto, trasformando l’intera piazza in una distesa polare.
Il
vortice si affievolisce, svanendo, e la figura al suo interno, nuda,
ride godendosi il trionfo. Fa per muovere un passo ma il piede sembra
incollato a terra.
Sbalordito
fissa l’arto, parzialmente congelato, e prima che possa formulare
un solo pensiero il corpo gela e va in frantumi.
23
ottobre 2013
Ore
10.25
Monte
Olimpo
Valerie
richiama l’energia appena trasmessa. È bastato un minuto per
annichilire quegli impostori e rispedirli nella leggenda.
È
esaltata, inebriata dal potere infinito che la pervade. Potrebbe fare
quel che vuole, ora ne è conscia, e questo la spaventa.
«I
tuoi Dei sono morti» dice atona rivolgendosi a Kedives, «erano
potenti, ma non quanto me».
Kedives
la fissa. Per un momento sembra non abbia più parole da spendere,
nessuna brillante battuta. Poi un sorriso si affaccia sulle sue
labbra.
«Non
avete capito nulla…» sospira, «siete solo un branco di stupidi e
ignoranti babbuini».
Reb
vede i dubbi diventare più solidi. Alza la pistola puntandola contro
la testa del presidente.
«Cosa
significa?»
Kedives
continua a ridere. «Oh, lo scoprirete presto… molto presto».
Reb
e Valerie si guardano. Nei loro occhi solo inquietudine.
23
Ottobre 2013
Ore
10.25
Profondità
del Monte Olimpo
Sibir
si era presa cura di una ventina di guardie dell’Hypothetical,
senza troppi problemi. Avrebbe voluto essere ai piani alti, per
vedere cosa aveva in mente quello strano cowboy. Ma anche così, nel
ruolo di ripulitrice, le cose non gli andavano affatto strette.
Niente
domande. Nessuna risposta da dare. Solo pulizia. E cosa c’è di
meglio del fuoco per sterilizzare tutto.
È
scesa di parecchi livelli da quando ha disattivato la corrente.
L’ambiente ora è meno formale, i corridoi puliti e asettici hanno
lasciato il posto a cunicoli scavati nella nuda roccia. attorno
decine di pannelli di controllo, ormai morti, dovevano servire a
controllare chissà quale diavoleria.
Il
fondo della galleria termina con un enorme porta metallica. Sibir
concentra il plasma sulla punta delle dita e lo scaglia verso il
metallo, che immediatamente inizia a sfrigolare. In pochi istanti
l’apertura è sufficiente a farla passare.
Dall’altro
lato c’è ancora luce. Sibir entra, trovandosi in una larga
caverna, di forma semisferica. Un macchinario dalle dimensioni
sproporzionate occupa quasi l’intera superficie e una colonna di
tubi e cavi si alza per una ventina di metri fino a sfiorare la
sommità della cupola.
Δωδεκα
θεῶν
Le
due parole sono incise nella pietra, proprio davanti al macchinario.
Dodici
cilindri pieni di un liquido ambrato sono incastonati nella parete e
collegati al macchinario principale. In ognuno di essi è contenuta
una massa carne viva e pulsante.
Sibir
legge la targhetta che si trova sotto al primo di essi: Κρόνος.
Mai
saputo il greco, pensa la Super, e in fondo poco le importa. Il piano
è chiaro, distruggere tutto, e ha intenzione di portarlo a termine.
Mentre
si prepara a inondare l’intera sala col plasma, avverte uno
spostamento d’aria. Si volta, trovandosi di fronte qualcuno che non
dovrebbe essere lì.
«Dabrò
pajalovith,
ragazzone… non vuoi proprio morire, eh?».
Periodo
Eoarcheano
Pianeta
Terra
L’ennesima
incarnazione di Aran aveva viaggiato fino al limitare dell’esistenza
della vita stessa. Sapeva che stavolta non era compreso il viaggio di
ritorno, non possedeva più le energie per farlo, ma quello a cui
stava per assistere non aveva prezzo.
Il
pianeta Terra era ancora agli albori della sua nascita. Le prime
forme di vita cellulare si stavano formando in un mondo inospitale.
Finalmente era dove doveva essere.
In
quel momento la sua pazienza venne premiata.
Una
sfera di fuoco, brillante come un sole. Fora l’atmosfera, veloce,
con un rombo che pare il suono di mille tuoni.
L’astronave
si ferma a una decina di metri dal suolo. Un cilindro, affusolato
alle estremità, lucido, quasi etereo. Sulla parte destra capeggia
una scritta: Προμηθεύς.
Senza
alcun rumore un fascio di luce si proietta sul terreno e quando si
affievolisce al suo posto vi è una figura. Un uomo, quasi tre metri
di altezza, nudo, capelli color del fuoco e il corpo che pare
scolpito nella roccia. Muove qualche passo, incerto, e al suo
passaggio la terra sotto i piedi sfrigola come colpita da acido.
L’essere
si ferma, fissando un punto lontano, quindi rivolge lo sguardo al
terreno e alza la mano destra, mostrando il palmo verso l’alto.
«τοΰτο
έςτί των θέων τό πΰρ έυ χρήςθέ» pronuncia
con voce roca e profonda.
Quindi
volge la mano al terreno e qualcosa simile ad una goccia scivola dal
palmo fino a staccarsi.
Teleforce,
riconosce l’uomo assistendo senza parole alla scena. Può sentirne
la forza, l’infinito potenziale che si nasconde al suo interno. E
infine comprende.
La
goccia sfiora il terreno, si accende di un bagliore accecante e
comincia a spandersi ricoprendo ogni roccia, ogni granello di sabbia.
Non c’è montagna che la fermi, nessun mare che ne diluisca
l’effetto. In pochi minuti l’intero pianeta è avvolto da una
luce azzurra, intensa e vitale, poi tutto termina.
L’energia
della teleforce ha impregnato ogni fibra di quel pianeta appena nato.
Il seme è stato piantato.
L’uomo,
finalmente appagato, si abbandona al lento fluire delle sue energie.
Ha vissuto tanto e tanto ha visto, ora può finalmente morire, per
l’ennesima volta. Per l’ultima volta.
Prima
che l’oblio lo raggiunga vede la nave riprendere il suo volo e
tornare da dove è venuta.
Se solo avesse ancora tempo per capire
dove sia questo luogo…
23
ottobre 2013
Ore
10.27
Olympus
Mons – Marte
Il
vulcano, vecchio di milioni di anni, trema, squassato da un’onda
che sembra voler strappare via la superficie rossastra del pianeta.
Una
scossa, un’altra, fino a quando arriva l’ultima, così violenta
da spaccare in due la montagna. Un fiume di roccia fusa esplode verso
il cielo, riversandosi per chilometri. La nube di polvere è tanto
intensa da rendere tutto indistinto.
A
quel punto qualcosa emerge, una luce. Dapprima esile, quasi il lume
di una candela, poi erutta in un fascio che fora l’atmosfera e si
perde nello spazio.
Per
un solo istante il pianeta rosso cambia colore, inondato dalla luce
azzurra.
23
ottobre 2013
Ore
10.29
Fascia
di Clark
Il
satellite percorre il suo lento e inesorabile cerchio attorno alla
Terra. Da anni quel agglomerato di silicio, titanio e componenti
elettronici invia segnali sul pianeta. Detriti spaziali,
comunicazioni, bolidi, una sentinella pronta a captare la seppur
minima minaccia.
Improvvisamente
i sensori si attivano. Quello che registrano è fuori scala, di gran
lunga sopra la media di qualsiasi cosa mai registrata prima.
Nello
stesso istante, nelle profondità dell’Olimpo, il macchinario si
attiva.
- - -
Capitolo scritto da Paolo Ungheri Narratore (curatore del blog Midnight Corner)
Sviluppi inaspettati.
RispondiEliminaOttimo.
Ecco, inaspettati credo sia la parola migliore... :P
EliminaMmh... la scena iniziale col potere di Valerie era ottima, e il breve pezzo di Sibir interessante, ma non so se mi piace la deriva aliena finale... forse perchè la faccenda "gli alieni (anzi, i marziani!) hanno piantato il seme della vita sulla Terra" è un po' trita per i miei gusti.
RispondiEliminaMagari ho intepretato male io, o sono stato troppo critico, ma per il momento non sono un fan di questo sviluppo.
Hai ragione, in fondo è una cosa che si è vista sotto parecchi fronti ormai. Però mi piaceva inserire un elemento alieno in tutto il contesto, come spesso accade nelle novel americane.
EliminaMi auguro almeno che tu abbia gradito il come è scritto, aldilà degli eventi narrati... ;)
Sul come è scritto nulla da dire, l'ho apprezzato molto (ha proprio il livello di dettaglio e scorrevolezza che mi garba); lo standard di qualità della RR rimane alto. :)
EliminaE in fondo la svolta ci può anche stare, come ho detto non mi entusiasma perchè personalmente l'ho vista già troppe volte, ma non è malvagia di per sè... ;)
Oh-ho. E adesso che si fa? Urge inventarsi parecchie cose, in fretta. Per inciso, ottimo lavoro e grazie per la pulizia.
RispondiEliminaGrazie. Sempre pronto a fare pulizia! :D
EliminaSto recuperando gli ultimi capitoli, ottimo il modo con cui Valerie ha fatto pulizia! :D
RispondiEliminaE dirò, anche se trita, la deriva aliena mi sembra comunque interessante. :)