22
Ottobre 2013, 05:20
Nei
pressi di Vathy, Grecia
I
loro passi erano interrotti di tanto in tanto dall’incessabile
entusiasmo di Mercury.
«Ce
l’ho fatta, ce l’ho fatta! Mai trasportata tanta gente tutta
insieme.»
«E
dacci un taglio, l’abbiamo capito» lo rimproverò Blackjack.
Scanner
lo guardò, il ragazzo sembrava preoccupato. Nella sua mente vedeva
di nuovo le immagini trasmesse nel televisore.
"Per
cosa stiamo combattendo? Cosa ci facciamo qui?"
L’aria
era carica di tensione. La voce amplificata di Ross spezzò di nuovo
il silenzio.
«Dovrebbe
essere tra poco.»
«Cosa?»
domandò Uranium.
«Il
punto di incontro con i Super inviati da Fortress Europe. Dovrebbero
essere due uomini, a quanto so.»
La
sua voce non fece in tempo a spegnersi che due corpi caddero davanti
a loro. Due cadaveri, carbonizzati e puzzolenti. I volti anneriti
erano irriconoscibili, fermi in un’espressione di dolore e
sofferenza. Le mani ritorte in posizioni innaturali. Sulle tute che
indossavano erano ancora visibili le lettere F.E.
«Merda»
commentò Blackjack.
Sollevarono
lo sguardo, ritrovandosi di fronte a qualcosa che spezzò loro il
fiato.
L’uomo
che indossava il mantello rosso era accompagnato da una bambina. Il
suo sguardo era diverso da tutti quelli che avevano mai visto in vita
loro. Era uno sguardo che andava oltre.
Non
riuscirono a pensare, a guardare, a tentare una difesa. Non erano
preparati. Loxias scomparve in ipervelocità, per riapparire di
fronte a Mercury. La mano del Dio si posò sulla fronte dell’uomo,
e l’uomo si sciolse.
Scanner
guardò inorridito mentre il suo compagno diventava un’informe
pozza di liquido rossastro. Sentì nella mente degli altri – e
nella sua – la paura, il ribrezzo, l’orrore. Vide con la coda
dell’occhio che Blackjack si chinava a vomitare.
Loxias
alzò l’altra mano e un’ondata di luce si generò a partire da
quelle dita.
Scanner
aveva sentito qualcosa nella mente della bambina e quel qualcosa lo
aveva portato a lanciarsi verso sinistra. Sentì le urla di dolore di
Blackjack e Ross. Il bagliore non si era ancora attenuato, ma quelle
urla non sembravano smettere mai. Erano grida terribili, che Scanner
non avrebbe mai pensato di ricondurre alle corde vocali umane. Dietro
di sé sentì che anche Uranium era scampato al pericoloso attacco.
Il
Dio mosse il braccio verso di loro e il bagliore si spostò.
Scanner
vide il compagno alzarsi in volo e mentre sentiva che il bagliore
stava per investirlo guardò intensamente nella direzione dell’Uomo
Atomico.
Uranium
sfrecciò nel cielo, allontanandosi il più velocemente possibile da
quel luogo. Era impressionato da quello che aveva visto. Admiral
City, in confronto, era un parco giochi.
«Come
si uccide un Dio?»
"Un
modo deve esistere, per quanto forte non è un Dio."
Il
pensiero era apparso nella sua mente, non gli apparteneva.
Rabbrividì, poi pensò al suo compagno.
«Scanner?»
"Sì,
sono io."
«Sei
ancora vivo allora?»
"Sì,
ma anche questa volta per sopravvivere mi sono dovuto trasferire in
un altro corpo."
«Quale?
Dove sei? Dobbiamo incontrarci.»
La
voce nella sua mente non rispose subito. Uranium quasi temette per la
vita dell’amico, poteva essere stato individuato da Loxias.
"Loxias
non mi può individuare. Io sono dentro di te, Eric."
* * *
22
Ottobre 2013, 05:40
Korinthos
- Sede centrale della Hypotetical Inc.
Sibir
ripensava allo scontro avuto con Hestia, ai morti tra i soldati che
la stavano accompagnando in quella missione. E sperava di ritrovarsi
di fronte all’orientale, per sistemarla una volta per tutte. La
ragazza era battuta in ritirata appena si era accorta che Sibir stava
caricando il plasma a un livello tale da poterla ferire. Al primo
segno di cedimento aveva abbandonato il terreno dello scontro, per
Sibir questo era un segno di debolezza troppo evidente.
Il
silenzio dell’edificio era innaturale, nessuno si aggirava per i
corridoi, a parte lei e i superstiti tra i militari russi.
Sibir
fece scivolare un piccolo quantitativo di plasma nell’incavo della
mano, pronta a lanciarlo appena la situazione l’avrebbe richiesto.
Lo sentiva nell’aria, qualcosa stava per accadere.
Giunsero
davanti a una porta, l’ennesima, e la oltrepassarono seguendo lo
stesso ordine di cammino. A metà del nuovo corridoio Sibir vide
delle sbarre metalliche sulla parete di destra.
Qualcosa
accadde. I soldati della Hypotetical Inc. apparvero alle loro spalle,
oltre la porta che gli ultimi militari russi stavano superando in
quel momento. Gli spari ruppero il silenzio, l’imboscata andò a
buon fine. Sibir vide cadere in pozze di sangue i suoi compagni.
Senza
pensarci, distese il braccio verso gli assalitori e lanciò il plasma
che aveva caricato. Un sorriso gelido si formò sul suo volto, mentre
i soldati morivano di fronte a lei.
Rimasta
sola avanzò verso le sbarre e guardò all’interno. Riconobbe la
prigioniera.
«Buffo,
Lady Liberty non è libera.»
Dentro
la gabbia vide Libby avanzare verso di lei. Negli occhi
dell’americana c’era solamente il desiderio di uscire, di fare
qualcosa.
«Non
è il tempo per vecchi rancori, Sibir. Qui la situazione si aggrava
ogni momento di più. Dobbiamo aiutarci a vicenda.»
Sibir
non rispose, annuendo impercettibilmente con la testa. Fece colare
una piccola goccia di plasma sulla serratura delle sbarre. Qualche
secondo dopo Lady Liberty era di nuovo libera.
«Grazie,
Sibir, a buon rendere. Andiamo, non c’è più tempo da perdere.»
«Non
così in fretta, ragazze!»
L’urlo
proveniva dalla fine del corridoio. Hestia sorrideva verso di loro,
alcune fiammelle crepitavano sulle dita delle mani.
«Be’,
gli effetti del siero dovrebbero essere passati da un pezzo.»
La
russa sentì appena la voce di Libby, poi vide solo una scia di
colore attraversare tutto il corridoio. Infine un rumore secco, di
ossa spezzate. Sibir raggiunse Libby mentre il corpo di Hestia
scivolava a terra privo di vita.
«Lei
era mia.»
Libby
le sorrise in modo strano.
«Vorrà
dire che la prossima la lascio a te.»
«Dobbiamo
trovare Kedives.»
Le
due Super si guardarono, poi avanzarono oltre il cadavere.
* * *
22
Ottobre 2013, 05:13
Korinthos,
Grecia
Erano
sbarcati a metà mattina. L’uomo l’aveva accompagnata in un
piccolo albergo, accogliente, ma non molto arredato. Nella camera in
cui si trovavano ora, e in cui avevano trascorso la giornata e la
notte in un silenzio imbarazzante, Valerie poteva ammirare solamente
il letto, due anonimi comodini, un armadio e una pianta ornamentale.
Il giusto indispensabile per non far sentire a disagio gli ospiti.
Vide
che Bannon la stava osservando, stava per aprire bocca e parlare. Lei
lo anticipò. La sua voce appariva dura, arrabbiata, ma dentro di sé
era un caos di emozioni. Con le dita delle mani torceva le maniche
della felpa, scaricando lo stress di quei giorni.
«No,
adesso basta. Adesso mi ascolti tu. Mi hai presa con te, ma
non so nemmeno chi sei o per chi lavori, anche se visto in che città
mi hai portata posso ben immaginarlo. Sei un uomo di Kedives?»
«Lo
ero. Avevo degli ordini dalla Hypotetical Security, in effetti, ma
ora sto seguendo altre direttive.»
«Altre
direttive che guarda caso ci portano nella stessa città in cui ha
sede la Hypotetical Inc.?»
L’uomo
non rispose. Valerie inspirò profondamente.
«Non
sono così scema come tu pensi. Ho ascoltato dentro la villa, anche
se stavo giocando con il cane. E ho ascoltato sulla barca. E se ora
mi stai cercando di fregare, be’, sappi che non so se ho voglia di
trattenermi dall’eruttare.»
«Non
ti sto fregando, Valerie.»
«Voglio
rivelare tutto sulla Hypotetical, sui loro esperimenti, sui loro
piani. Se possibile, fermarla di persona.»
«Perché?»
Valerie
tentò di rispondere, ma dovette fare ordine nella sua mente. Le mani
andarono al volto, coprirono gli occhi per qualche secondo. Poi
affondarono nella massa di capelli rossi. Si sistemò qualche ciocca,
infine fissò Bannon.
«Sono
un esperimento di Grant. Uno dei primi, i più imperfetti. Sapevo che
avrei manifestato dei poteri, ma non sapevo quando o quali. Nel mio
DNA oltre all’eredità biologica dei miei genitori ci sono corredi
genetici appartenenti a diversi Super, tra cui Ammit e altri Super
europei. Era questo che intendeva quell’Aran quando stavate
parlando nella villa.»
Fece
un pausa, chinò la testa ed espirò.
«Sono
un cocktail uscito male» disse amaramente.
Poteva
sentire la voglia di Bannon di rispondere, ma l’uomo non ce la
faceva. Valerie lasciò che una lacrima le corresse attraverso la
guancia, poi risollevò lo sguardo.
«Allora,
mi aiuti o stai dalla loro parte?»
* * *
* * *
22
Ottobre 2013, 05:25
Nei
pressi di Vathy, Grecia
Uranium
non riuscì a replicare subito, stupito e disorientato.
"Eric,
tu sei il solo tra noi che può avere una possibilità contro Loxias.
Hai visto con quanta facilità ha annientato gli altri."
«Io
dubito.»
"Dopo
il Flare sei più potente. E ora ci sono anche io. Formiamo una bella
squadra."
«Riesci
a leggere la mente di quel Dio?»
"No,
purtroppo. Ma riesco a percepire qualcosa nella mente della bambina,
lei vede quello che Loxias farà."
«E
come facciamo a sapere che quelle immagini sono affidabili? Potrebbe
essere un trucco.»
La
voce di Scanner fece un pausa.
"Non
possiamo saperlo. Ma dobbiamo tentare. Almeno per la nostra vita ha
senso combattere."
Uranium
rallentò, poi si fermò a mezz’aria.
«Va
bene. Cosa facciamo quindi?»
* * *
22
Ottobre 2013, 05:16
Korinthos,
Grecia
Bannon
tirò un sospiro, sorrise, poi annuì.
«Va
bene, puoi contare su di me. Chiamo un vecchio amico, ci aiuterà
anche lui. È uno che sa come risolvere le questioni.»
Così
dicendo si voltò ed estrasse il telefono satellitare. Compose a
memoria il numero e attese la risposta.
«Sì?»
«Rebel,
sono io. Dove sei?»
«In
volo. Ero in Egitto, ma qualcuno ha risolto la situazione prima di
me.»
«Uh,
non sapevo che tu potessi volare.»
«Sto
ridendo, Bannon. Cosa c’è?»
«Sono
a Korinthos, dobbiamo risolvere una volta per tutte la questione
greca.»
«Il
mio volo è per la Grecia. Atterrerò fra poco. Non ci metterò molto
a raggiungerti.»
«Efficiente
come al solito, Rebel.»
Dall’altra
parte non giunse alcuna risposta, solo il silenzio che segnalava la
chiusura della comunicazione. Dietro di sé Bannon sentì, flebile,
la voce di Valerie.
«Grazie.»
- - -
Capitolo scritto da Gianluca Santini (Nella mente di Redrum blog)
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- Mobi
Impaginazione a cura di eBookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini
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Grafica a cura di Giordano Efrodini
Forza Rebel, spaccagli i denti divini a quelli! Bel capitolo, Gianluca e Loxias fa davvero paura.
RispondiEliminaOttimo.
RispondiEliminaReb & Bannon + valerie.
Mi aspetto qualcosa di biblico.
Una prece per Hestia :D
RispondiEliminaGran bel capitolo, Gianluca! \m/
La situazione si sta evolvendo in modo interessante e Apollo è terrorizzante come deve esserlo un Dio,ottimo lavoro!
RispondiEliminaMagnifico! Teste che cadono, gruppi che si formano, inimmaginabili minacce... siamo in dirittura del gran finale. Bravissimo.
RispondiEliminaEccellente!
RispondiEliminaOttima trovata la "fusion" tra Uranium e Scanner! Può essere un buon modo per tenere a bada Loxias leggendo la mente della Pizia che sa in anticipo quello che il dio sta per fare...
Ma "solo" Loxias. :D
Non vedo l'ora che entrino in gioco anche gli altri quattro dei. E' tempo di distruzione!
Grazie a tutti! Lieto che il capitolo stia piacendo. ^_^
RispondiElimina@sommobuta: Esatto, far entrare Scanner dentro Uranium è un modo per dare una chance in più, ma poi non è detto che basti nemmeno questo. ;) Del resto, ora è qualcosa che dovranno gestire gli altri autori, io non ci posso più mettere becco!
A proposito, ho pubblicato il making of del mio capitolo, se siete curiosi ecco il link: http://gianlucasantini.blogspot.it/2013/07/2mm-nativity-making-of-capitolo-20.html
Ciao,
Gianluca
Loxias spacca dei culi!
RispondiEliminaBene, bene,bene. Un sacco di giocatori fuori dal tavolo e l'incipit per la discesa finale. Fermare un dio, fermare una dea, fermare altri dei in arrivo. Comincia ad esserci il materiale per una leggenda, non trovate?
RispondiEliminaAltre valanghe di morti... o.o
RispondiEliminaMi alletta di brutto l'idea di Uranium(+Scanner) vs Loxias!
E ovviamente anche Rebel Yell che vola verso la Grecia... xD
In effetti ho fatto un po' di piazza pulita. XD
RispondiEliminaIn parte perché Loxias doveva essere devastante, in parte perché così ci sono meno personaggi ed è più facile concentrarsi su di essi.