22 ottobre 2013
Ore 7.14 (fuso orario UTC+2)
Zhongnanhai - Sede del Partito Comunista Cinese e del Governo della Repubblica Popolare
«È la sgualdrina
americana! Non può essere che lei!»
Xi Jinping indica i
monitor, slacciandosi la camicia. Non c'è più contegno, nel
Presidente della Repubblica Popolare Cinese.
Una saetta dorata
sfreccia sul lato nord del viale Chang'an occidentale. Nemmeno le più
precise tra le telecamere che sorvegliano costantemente lo
Zhongnanhai riescono a fissare i dettagli.
Gli esperti della
sicurezza cercano in ogni modo di estrarre dei fotogrammi in tempo
reale, mentre la saetta dorata attraversa da parte a pare i carri
armati Tipo 85 e gli autoblindo delle forze speciali che proteggono
la Porta della Nuova Cina, l'ingresso principale del complesso che
ospita il cuore della superpotenza asiatica.
«Non è Lady Liberty»,
ribadisce il generale Lee Han Hui, l'uomo su cui, al momento, pesa la
difesa della patria da quell'attacco incredibile e inaspettato.
«E allora chi è?»,
grida il Presidente, furibondo.
«Non lo sappiamo. In
queste ore c'è lo stato di allerta in molti Paesi. Lo scontro sul
suolo greco è sicuramente correlato a questo.» Indica il
maxischermo al plasma, dove la saetta in forma umanoide taglia in due
l'ennesimo Tipo 85, passandogli attraverso come la proverbiale lama
nel burro.
«Registriamo altri due
attacchi imputabili a terroristi superumani», esclama il maggiore
Rong, dalla sua postazione informatica. «Londra e Nuova Delhi. Forse
qualcosa a Mosca... non ho ancora notizie certe.»
Il generale Hui annuisce,
secco. La saetta attraversa infine la sontuosa Porta della Nuova
Cina, abbattendola, e penetra nel Zhongnanhai. Probabilmente fino a
quel momento ha soltanto giocato.
Un anziano, vestito con
una semplice camicia bianca e con dei jeans sbiaditi, esce dalle
ombre della stanza dove e rimasto in attesa fino a quel momento. Fa un inchino
ai presenti.
«Shenlong», lo saluta
Hui, con rispetto. «Porta in salvo il nostro leader.»
«Senz'altro, generale.»
Xi Jinping si aggrappa al
tavolo tattico, rosso in volto. «Io non fuggirò, né lo farà il
vecchio. Lui è il nostro più forte metaumano e...»
«E per questo entrambi
dovete vivere e pensare a una strategia per sconfiggere questi
invasori.» Hui deglutisce. Nonostante la freddezza di facciata è
terrorizzato. «Per sconfiggere questo Dio.»
Il Presidente non
protesta più. Shenlong lo raggiunge e gli mette una mano sulla
spalla. «Su, andiamo.» Entrambi si illuminano di un'intensa luce
dorata, e poi scompaiono nel nulla.
Il generale si concede un
sospiro.
«Nemico in rapido
avvicinamento», lo avvisa uno dei suoi attendenti.
«Mandategli contro gli
Uomini Modulari», ordina Hui. Sa che non serviranno. Sono validi combattenti superumani, ottimi guerrieri sperimentali creati con nuove applicazioni a base di Teleforce. Risulteranno però inutili contro un Super così forte come quello che stanno per affrontare.
Ma saranno utili a guadagnare del tempo.
Ma saranno utili a guadagnare del tempo.
Mentre dieci individui
identici tra loro, vestiti con aderenti tute di colore rosso, entrano
nel raggio d'azione delle telecamere esterne, il generale scosta il
maggiore Rong dalla sua postazione e gli ruba cuffie e microfono. Sa
di avere pochi minuti, una decina al massimo, per evitare che
quell'attacco provochi un disastro termonucleare.
Almeno questo può
evitarlo.
Non è poco, si
consola, inoltrando la prima di tre chiamate sulle linee d'emergenza.
* * *
22 ottobre 2013
Ore 7.14 (fuso orario
UTC+2)
Korinthos – Sede
centrale della Hypothetical Inc.
Kedives è fuggito, e con
lui Spencer Grant e gli altri pezzi grossi della Hypothetical,
chiunque siano.
Sibir e Libby non possono
far altro che ammettere l'evidenza. L'avanzata è stata più lenta
del previsto, nonostante gli impressionanti poteri delle due Super
unite.
La sede della
multinazionale è protetta da mercenari armati fino ai denti, ben
addestrati e determinati a far sudare ogni centimetro di terreno
ceduto al nemico. Gli spetsnaz del team di Sibir si sono a loro volta
battuti come leoni, cadendo uno dopo l'altro per proteggere la loro
comandante. Ne rimangono in vita soltanto due, quando Libby si
accorge che c'è una figura sfuggente che li pedina, nella loro
infinita esplorazione di quel complesso, molto più grande del
previsto. Ne ha già avuto il sentore un paio di volte, poco più che
un sospetto, un riflesso incidentale nella coda dell'occhio. Ora
invece quel sospetto è una certezza: lo ha visto.
Lady Liberty afferra il
polso di Sibir, che ha appena abbattuto l'ennesimo mercenario. La
pelle della russa scotta, ma Libby non molla la presa.
«Che vuoi?», la
apostrofa Nadia, sudata e furibonda. Tutta quella perdita di tempo,
quel girovagare a vuoto, la fa impazzire.
«Tu continua pure a
friggerli. Io faccio una sorpresa a qualcuno.»
Prima che Sibir possa
chiedere spiegazioni, Libby entra in ipervelocità e torna sui suoi
passi, ripercorrendo il lungo corridoio disseminato di cadaveri che
hanno appena attraversato.
L'ombra sfuggente viene
colta di sorpresa, prima che possa nascondersi di nuovo. Libby lo
vede: è un uomo sui quaranta, di media statura, capelli sale e pepe,
viso anonimo, ma abbronzato. Indossa un completo bianco su una
camicia grigia, sobrio e al contempo elegante. La ragazza fa per
afferrarlo, ma rimane con un pugno d'aria in mano. La velocista
strabuzza gli occhi, stupita.
Il suo bersaglio ora si
trova due metri più indietro. Le è impossibile perfino pensarlo, ma
a quanto pare si è mosso più rapidamente di lei.
«Sei lenta, amica mia.»
Telepatia.
L'uomo in giacca è
immobile, come un fermo immagine. Libby gli piomba addosso con un
calcio rovesciato. Il bersaglio scompare di nuovo. Il piede di Lady
Liberty colpisce la parete, trasmettendole un dolore atroce, su fino
al ginocchio. Cade a terra, perdendo la concentrazione sul suo
potere. Il mondo torna a scorrere a velocità normale. Diversi metri
più avanti la sparatoria tra gli spetsnaz e i mercenari di Kedives
prosegue imperterrita.
Il suo avversario le
compare alle spalle e le afferra la nuca. La sua mano è fredda come
quella di un morto. «Fatti un giro nel labirinto di Dedalo,
piccola.»
Libby si trova proiettata
in un incubo quadrimensionale. Cade in un pozzo titanico, colossale,
senza fondo ma dalle pareti irte di muri, spuntoni, contro cui sbatte
più volte, rimbalzando come in un flipper. La sensazione è simile a
quella che si prova al risveglio improvviso da certi brutti sogni, ma
moltiplicata cento volte e ripetuta all'infinito.
Cadrò per sempre...
Fa giusto in tempo a
formulare quel pensiero e l'illusione, se tale era, svanisce,
sostituita da una vampata di calore che le brucia le punte dei
capelli. Riapre gli occhi e vede Dedalo avvolto dalle fiamme,
genuflesso sul pavimento a meno di un metro da lei.
L'uomo è una torcia
umana con le mani levate verso il soffitto, simili agli stoppini di
candele consumate.
Sibir avanza verso di
lui, il plasma incandescente che sfrigola tra le sue dita. «Stai
bene?», chiede a Libby, senza togliere gli occhi di dosso a Dedalo.
«Bene. Credo... È la
seconda volta che mi salvi la vita.»
«Metti in conto.» Si
rivolge poi alla torcia umana, che stranamente sembra ancora
cosciente. «Chi sei tu?»
«Sono colui che mister
Kedives ha incaricato di gestire casa, in sua assenza», biascica,
mentre il suo corpo va letteralmente a pezzi.
«Beh, sei un pessimo
maggiordomo», lo apostrofa la russa.
«Vi ho fatto perdere
tutto il tempo che...» si stacca il labbro inferiore, che va in
cenere. «Che era necessario per dare il via al Progetto Pantheon.»
Le due Super si guardano
in faccia, con la brutta sensazione di essere state giocate. «Dov'è
Kedives?», urla Libby, furibonda.
«Dove gli spetta:
sull'Olimpo.» Detto ciò il corpo di Dedalo si affloscia su se
stesso, consumandosi del tutto.
«Ci hanno sconfitte»,
sussurra Sibir, incredula.
Poco più avanti, nel
corridoio, gli spari cessano. I due spetsnaz si ricongiungono alla
loro comandante. Il sergente Anton Monja si toglie il passamontagna e
si asciuga la fronte. «Comandante, i mercenari che stavamo
combattendo...»
«Sono scomparsi
all'improvviso», intuisce la Super russa.
«Sì. E questo corridoio
ora sembra più breve.»
«Erano ombre. Illusioni.
Chissà quando abbiamo ucciso l'ultimo di loro, e quanti altri
proiettili abbiamo sprecato contro dei fantasmi.»
Libby la scuote per una
spalla. «Riprenditi, bella. Cosa cazzo facciamo ora?»
«Il vostro amico
carbonella ve l'ha detto, no?»
Una voce maschile alle
loro spalle fa sobbalzare le due Super. Sibir si volta, pronta a
bruciare qualunque altra persona, cosa o animale si ponga sulla sua
strada. Invece vede uno strano terzetto.
Una ragazza dall'aria
smarrita, con una gran massa di capelli rossi, stretta in una felpa
che ne nasconde il corpo esile.
Un uomo vestito coi
rimasugli di una battle dress uniform degli stormtrooper della
Hypothetical Inc. Di mezza età, semiautomatica in mano, ma
abbassata.
Infine il tizio che ha
parlato, una specie di cowboy con tanto di cappello, e con un foulard
impolverato che gli copre la bocca.
«Se cercate guai», li
saluta Sibir, «siete nel posto giusto. La mia giornata è stata
pessima, la vostra può solo peggiorare.»
«Frena bionda», la
blocca Libby. «Conosco quel tale. Si fa chiamare Rebel Yell e non
dovrebbe esserci ostile.»
«Non lo sono», conferma
il cowboy. «E nemmeno i miei soci. Anzi, mi sa che abbiamo tutti un
obiettivo comune. Anche tu, compagna.»
«Kedives?», domanda
Sibir.
«E Grant. E salvare il
mondo. O qualcosa del genere.»
«Molto teatrale,
americano.»
«Mai come un tizio che
vuole governare il pianeta dall'alto del Monte Olimpo.»
La siberiana spalanca gli
occhi. «Non prenderai sul serio le parole di quell'imbecille?» col
mento indica i resti scoppiettanti di Dedalo.
Rebel si tocca il
cappello. «Hai forse idee migliori?»
«Loro chi sono?», risponde Sibir, spazientita.
«Lui è Bannon. Lo conoscerai strada facendo. Lei invece è Valerie Broussard, la persona che può risolvere tutto questo casino.»
Libby e Sibir si guardano, perplesse. Tocca alla velocista esprimere i dubbi di entrambe: «Lei? Senza offesa, ma a me sembra uno scricciolo impaurito. O in alternativa l'eroina timida uscita da un film fantasy per ragazzini.»
Rebel si abbassa il foulard. Sorride, anche se i suoi occhi esprimono una grande stanchezza. «Datele una chance. Vedrete che ci sarà da divertirsi.»
«Loro chi sono?», risponde Sibir, spazientita.
«Lui è Bannon. Lo conoscerai strada facendo. Lei invece è Valerie Broussard, la persona che può risolvere tutto questo casino.»
Libby e Sibir si guardano, perplesse. Tocca alla velocista esprimere i dubbi di entrambe: «Lei? Senza offesa, ma a me sembra uno scricciolo impaurito. O in alternativa l'eroina timida uscita da un film fantasy per ragazzini.»
Rebel si abbassa il foulard. Sorride, anche se i suoi occhi esprimono una grande stanchezza. «Datele una chance. Vedrete che ci sarà da divertirsi.»
* * *
22 ottobre 2013
Ore 7.19 (fuso orario
UTC+2)
Nei pressi di Vathy,
Grecia
Alex Ross avanza
barcollando tra le macerie di Vathy.
L'ultima colonna di profughi ha abbandonato la città da quasi mezz'ora. L'antenna radio del suo esoscheletro ha captato le comunicazioni, un misto di greco, inglese e slavo, poco fuori dalla cerchia urbana. Si tratta senz'altro di stormtrooper della Hypothetical Inc., mandate a soccorrere i civili coinvolti nello scontro tra Super. Nessuno di loro ha intenzione di entrare a Vathy.
Non sono così pazzi.
L'ultima colonna di profughi ha abbandonato la città da quasi mezz'ora. L'antenna radio del suo esoscheletro ha captato le comunicazioni, un misto di greco, inglese e slavo, poco fuori dalla cerchia urbana. Si tratta senz'altro di stormtrooper della Hypothetical Inc., mandate a soccorrere i civili coinvolti nello scontro tra Super. Nessuno di loro ha intenzione di entrare a Vathy.
Non sono così pazzi.
Ross invia un comando mentale al computer di bordo e abbassa la temperatura interna del suo esoscheletro. L'armatura Drakkar I
continua a iniettargli antidolorifici e medicinali antiemorragici. Il
braccio sinistro, tagliato poco sopra il gomito, non gli fa male.
Non ancora.
Loxias non l'ha ucciso.
Forse per sbaglio, forse per scelta. Questo non lo sa e forse non lo
saprà mai.
Magari è perché tu
non sei un superuomo, e quindi non conti un cazzo. Dovevi rimanere nei Rangers, brutto imbecille.
Scuote il capo, godendosi l'ossigeno extra che gli pompa l'esoscheletro progettato da Rushmore.
Scuote il capo, godendosi l'ossigeno extra che gli pompa l'esoscheletro progettato da Rushmore.
Si siede all'ombra di una
casa nella periferia est della cittadina. È in posizione
sopraelevata. A trecento metri vede il mare, bellissimo. Peccato
soltanto per l'intero quartiere turistico, distrutto da uno scambio
di colpi tra Uranium e Loxias. Anche le zone attigue sono state colpite, più o meno duramente. Impossibile determinare chi tra i due
ha causato più danni collaterali. Alex è solo contento della prova
di coraggio e di forza fornita dal suo ragazzo.
Contro un Dio, cazzo. O almeno così ce l'ha venduto quello psicolabile di Kedives.
Certo, Eric è stato
costretto in ritirata, oltre le colline. Però ha retto il colpo.
Potere nucleare contro potere del Sole. È solo un caso che non abbia
ancora prevalso il secondo. O forse Loxias non ha forzato la mano. Se
la vuole godere, il bastardo.
Ma per quanto durerà?
La ricetrasmittente del
casco trasmette una serie di notizie inquietanti, tutte inviate dal
QG di Admiral City.
Lo Zhongnanhai sotto
attacco da parte di un Super autonominatosi col nome di Hermes.
Westminster parzialmente
abbattuto da due terroristi metaumani, nome in codice Dioscuri; altri
folli vomitati dai laboratori di Kedives.
Nuova Delhi colpita in
una devastante tempesta di fulmini, innaturale e senza precedenti.
Mosca sotto assedio, con
Sibir lontana da casa. Nessuna notizia sull'identità degli
assalitori.
«Drakkar I, rispondi.
Ripeto: Drakkar I, rispondi. Cristo Ross, dacci un segnale!» La
richiesta di feedback da parte del QG è insistente, ossessiva.
Alex non si sogna nemmeno
di rispondere. È in modalità stealth, invisibile ai radar e allo
spionaggio elettronico più sofisticato. Ha lanciato solo un segnale radio, prima di
zittirsi del tutto.
Scanner è con Eric.
Dentro di lui.
Contro di loro ci sono
Loxias, il Dio del Sole, e la sua piccola strega rossa. Si stanno
dando la caccia, in un gioco estremo tra guardia e ladri, che ha come
scenario tutta la provincia greca dell'Egeo Settentrionale. Poco
importa se nel mentre Kedives ha schierato altri mostri. Per il
responsabile militare dello START ciò che conta è lo scontro di cui
è oramai solo uno spettatore moribondo.
O forse no.
Il computer della Drakkar
calcola l'arrivo di Uranium entro quattro minuti esatti. Se tutto va
come hanno concordato, Loxias lo seguirà a ruota, certo di finirlo,
una volta per tutte.
«Vieni, figlio di
puttana», sussurra Ross. Con un impulso mentale attiva la modalità
Ragnarok della sua armatura. Un regalino di Rushmore, che come sempre
ha intuito come sarebbe finito quel casino che Christina Cielo aveva
il coraggio di definire missione di peacekeeping.
Il sapientone gli ha
spiegato per sommi capi cosa può fare il Ragnarok, oltre a
polverizzare chi ne fa uso. Per il resto ha usato un sacco di paroloni, tra cui "ordigno di livellamento quantico", qualunque cosa voglia dire. Dalla simulazione via monitor, l'effetto scenico ha ricordato ad Alex le trappole usate da Bill Murray e soci in Ghostbusters, ma moltiplicato per almeno mille volte.
E con effetti del tutto imprevedibili. Non a caso al Pentagono non sanno sulla di questa sorpresina.
E con effetti del tutto imprevedibili. Non a caso al Pentagono non sanno sulla di questa sorpresina.
La prospettiva lo
spaventa. Il computer gli ha appena fatto un calcolo degli abitanti che vivono nella provincia dell'Egeo Settentrionale.
208.151 esseri umani,
dislocati in 3836 km².
Quelli che, se tutto
andrà come deve andare, diventeranno presto dei danni collaterali.
- - -
Capitolo scritto da Ione di Chio
Scarica il capitolo in versione ebook:
- Epub
- Mobi
Impaginazione a cura di EbookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini
Bello Bello Bello!
RispondiEliminaBravissimo Ione, i tasselli tornano tutti al loro posto per l'allungo finale!
RispondiEliminaColpi di scena e spiegazioni intriganti per ciò che è avvenuto nei capitoli precedenti! Good, good!
RispondiEliminaCiao,
Gianluca
Bella giocata.
RispondiEliminaI diversi thread cominciano a riunirsi.
Il finale sarà col botto.
Gran bel lavoro, Ione.
Apollocalisse!
RispondiEliminaSpettacolare, un capitolo col - ehm - botto.
Mi piace, mi piace un bel po'.
Dedalo e la sua telepatia mi hanno ricordato un personaggio di un manga, Itachi Uchiha, in grado di intrappolare le persone in un incubo quadrimensionale. Spettacolare! :D
RispondiEliminafan-ta-sti-co! Finalmente una visione globale della storia e tanta "carne" al fuoco. Se si continua così ci giochiamo il pianeta.
RispondiEliminaBellissimo! Dedalo è un grande (anche se è crepato male pure lui xD).
RispondiEliminaOttima anche la gestione delle trame, mi incuriosisce molto Ragnarok...
Ancora complimenti! :)