20 Ottobre 2013
Santorini, Grecia
Bannon fissò a lungo il suo ospite. Era lo stesso sguardo che aveva rivolto a Tesla, quando il serbo aveva fatto, a lui e al gruppo, la grande rivelazione...
L'afa di Santorini gli si incollò addosso, il laccio della fondina gli pizzicava la pelle, il cuore perse un battito.
Aran s'accigliò, sbuffando. Flender, in fondo alla stanza, mugugnava a Valerie.
Osservò l'acquario incassato nel muro, accanto alla scrivania, Si piegò, sfiorando il vetro col naso. Due pesci blu spandevano le code, tra coralli rosa e bianchi. Il cuore accelerò.
«Non hai proprio niente da dire?» lo incalzò Aran.
Bannon sollevò l'angolo della bocca. Parlò rivolto ai pesci: «E così, Ammit s'è fatta una sveltina...» L'ospite mise da parte il sorriso di circostanza e indurì i muscoli del viso.
Lui continuò: «Zeus lo faceva di continuo, e nessuno s'è mai messo a fare il teatro che fai tu.» S'interruppe, mosse le dita assecondando la musica in sottofondo, «Metà dei Greci erano figli suoi: semidei!»
Sentì le braccia pesanti...
«Ma no! Non capisci! Tu non hai idea di cosa comporti...» protestò Aran.
«Mentre l'altra metà... Sono figli di puttana qualunque.» Allargò un sorriso, scosse la testa, mentre l'ambiente perdeva i contorni e si faceva grigio. «Solo schizzi di teleforce: niente di più...» aggiunse, quasi senza fiato.
Arrivò mentre si accasciava, la fitta al petto. Violentissima.
Il grigio sfumò, la camera riassunse la forma e i colori di Flender, che lo fissava roteando il capo, a un centimetro dal viso.
Allungò una mano per accarezzarlo. Il cane abbassò le orecchie, mostrò le zanne ed emise un ringhio basso. Figlio di puttana...
Flender arretrò, ebbe un sussulto. Bannon si alzò, vide se stesso pancia a terra, una mano al petto, il braccio allungato.
Aran in ginocchio lì accanto, lo chiamava, scuotendolo da una spalla.
«Non so, cosa sia successo, Valerie... credo abbia avuto un infarto.»
«Spostati» ordinò. Aran apparve, se possibile, ancora più sorpreso dal tono. Era stato troppo brusco.
Si piegò sul proprio corpo, guardò le rughe profonde che segnavano le guance, i capelli grigi e corti, la cima della cicatrice a stella che spuntava dal colletto della camicia. Si vide invecchiato, si sentì incazzato e stanco, il cervello incasinato dai pensieri chiassosi di Valerie.
Rovesciò il corpo, schiena a terra. Fece la recita: posò la mano all'altezza della giugulare. «Non c'è battito» affermò.
Aran scattò alla scrivania.
Bannon spostò sotto il risvolto della giacca. Sfiorò il cane della Beretta.
«D-Devo chiamare subito qualcuno! Non riesco a concentrarmi... Stanno tentando di entrare...»
Slacciò la linguetta, estrasse l'arma e tirò il carrello con pollice e indice. Puntò, schiacciò il grilletto. Non più di due secondi.
Il primo colpo spalancò gli occhi di Aran, lo fece accasciare sulla poltrona di pelle marrone. Sulla camicia si allargò una rosa.
La scarica che seguì, veloce e precisa, lo centrò ancora al petto.
Alzò il tiro, e sparò altre tre volte alla testa, che si sgonfiò come un pallone bucato, riducendosi a poltiglia color carne mista a capelli. Del liquido pastoso colò dal bordo del cuscino.
L'ultimo colpo a Flender, che correva verso di lui.
Sputò. Si rannicchiò in posizione fetale accanto al suo corpo.
Riaprì gli occhi, divorando l'aria. Poi vomitò. Si rimise in piedi a fatica.
Valerie si mosse appena, gemette. Il tagliacarte sulla scrivania vibrò.
«Sta' calma, ragazza...» disse, con tono calmo, ma deciso. «La spossatezza che senti passerà tra poco...»
«Tu... tu hai ammazzato... Perché!?»
«Aggiungili alla cinquantina di turisti che hai spappolato in piazzetta.»
«N-Non è stata colpa mia! T-Tu sei... un bastardo!»
«Forse. Ma ora che ci siamo conosciuti un po' di più, sai anche che non sono così bastardo, e che non sono qui per fotterti. In un senso, o nell'altro...»
«E-E adesso?»
«Tirati su, ce ne andiamo, ci troviamo un posto tranquillo e parliamo un po', solo noi due. Poi deciderai se vale la pena seguirmi, o sputtanare la Hypo. Le cose che hai scoperto, be'... non sono come sembrano.»
Bannon avvertì l'aria sul viso, poi la vide smuovere la pelliccia di Flender, per terra. Il minuscolo vortice si accentrò, misto a scintille, dal lato opposto della stanza.
Mise una mano in tasca e estrasse una moneta. La strofinò e la lanciò verso il vortice, mentre comparivano due figure.
La moneta deflagrò, il vortice si dissolse portandosi dietro un urlo. La metà inferiore di una gamba, mocassino di cuoio nero, si schiantò contro la parete insieme a una strisciata di sangue.
* * *
Santorini, Grecia
Bannon fissò a lungo il suo ospite. Era lo stesso sguardo che aveva rivolto a Tesla, quando il serbo aveva fatto, a lui e al gruppo, la grande rivelazione...
L'afa di Santorini gli si incollò addosso, il laccio della fondina gli pizzicava la pelle, il cuore perse un battito.
Aran s'accigliò, sbuffando. Flender, in fondo alla stanza, mugugnava a Valerie.
Osservò l'acquario incassato nel muro, accanto alla scrivania, Si piegò, sfiorando il vetro col naso. Due pesci blu spandevano le code, tra coralli rosa e bianchi. Il cuore accelerò.
«Non hai proprio niente da dire?» lo incalzò Aran.
Bannon sollevò l'angolo della bocca. Parlò rivolto ai pesci: «E così, Ammit s'è fatta una sveltina...» L'ospite mise da parte il sorriso di circostanza e indurì i muscoli del viso.
Lui continuò: «Zeus lo faceva di continuo, e nessuno s'è mai messo a fare il teatro che fai tu.» S'interruppe, mosse le dita assecondando la musica in sottofondo, «Metà dei Greci erano figli suoi: semidei!»
Sentì le braccia pesanti...
«Ma no! Non capisci! Tu non hai idea di cosa comporti...» protestò Aran.
«Mentre l'altra metà... Sono figli di puttana qualunque.» Allargò un sorriso, scosse la testa, mentre l'ambiente perdeva i contorni e si faceva grigio. «Solo schizzi di teleforce: niente di più...» aggiunse, quasi senza fiato.
Arrivò mentre si accasciava, la fitta al petto. Violentissima.
Il grigio sfumò, la camera riassunse la forma e i colori di Flender, che lo fissava roteando il capo, a un centimetro dal viso.
Allungò una mano per accarezzarlo. Il cane abbassò le orecchie, mostrò le zanne ed emise un ringhio basso. Figlio di puttana...
Flender arretrò, ebbe un sussulto. Bannon si alzò, vide se stesso pancia a terra, una mano al petto, il braccio allungato.
Aran in ginocchio lì accanto, lo chiamava, scuotendolo da una spalla.
«Non so, cosa sia successo, Valerie... credo abbia avuto un infarto.»
«Spostati» ordinò. Aran apparve, se possibile, ancora più sorpreso dal tono. Era stato troppo brusco.
Si piegò sul proprio corpo, guardò le rughe profonde che segnavano le guance, i capelli grigi e corti, la cima della cicatrice a stella che spuntava dal colletto della camicia. Si vide invecchiato, si sentì incazzato e stanco, il cervello incasinato dai pensieri chiassosi di Valerie.
Rovesciò il corpo, schiena a terra. Fece la recita: posò la mano all'altezza della giugulare. «Non c'è battito» affermò.
Aran scattò alla scrivania.
Bannon spostò sotto il risvolto della giacca. Sfiorò il cane della Beretta.
«D-Devo chiamare subito qualcuno! Non riesco a concentrarmi... Stanno tentando di entrare...»
Slacciò la linguetta, estrasse l'arma e tirò il carrello con pollice e indice. Puntò, schiacciò il grilletto. Non più di due secondi.
Il primo colpo spalancò gli occhi di Aran, lo fece accasciare sulla poltrona di pelle marrone. Sulla camicia si allargò una rosa.
La scarica che seguì, veloce e precisa, lo centrò ancora al petto.
Alzò il tiro, e sparò altre tre volte alla testa, che si sgonfiò come un pallone bucato, riducendosi a poltiglia color carne mista a capelli. Del liquido pastoso colò dal bordo del cuscino.
L'ultimo colpo a Flender, che correva verso di lui.
Sputò. Si rannicchiò in posizione fetale accanto al suo corpo.
Riaprì gli occhi, divorando l'aria. Poi vomitò. Si rimise in piedi a fatica.
Valerie si mosse appena, gemette. Il tagliacarte sulla scrivania vibrò.
«Sta' calma, ragazza...» disse, con tono calmo, ma deciso. «La spossatezza che senti passerà tra poco...»
«Tu... tu hai ammazzato... Perché!?»
«Aggiungili alla cinquantina di turisti che hai spappolato in piazzetta.»
«N-Non è stata colpa mia! T-Tu sei... un bastardo!»
«Forse. Ma ora che ci siamo conosciuti un po' di più, sai anche che non sono così bastardo, e che non sono qui per fotterti. In un senso, o nell'altro...»
«E-E adesso?»
«Tirati su, ce ne andiamo, ci troviamo un posto tranquillo e parliamo un po', solo noi due. Poi deciderai se vale la pena seguirmi, o sputtanare la Hypo. Le cose che hai scoperto, be'... non sono come sembrano.»
Bannon avvertì l'aria sul viso, poi la vide smuovere la pelliccia di Flender, per terra. Il minuscolo vortice si accentrò, misto a scintille, dal lato opposto della stanza.
Mise una mano in tasca e estrasse una moneta. La strofinò e la lanciò verso il vortice, mentre comparivano due figure.
La moneta deflagrò, il vortice si dissolse portandosi dietro un urlo. La metà inferiore di una gamba, mocassino di cuoio nero, si schiantò contro la parete insieme a una strisciata di sangue.
* * *
21 Ottobre 2013, ore 00:41
A largo di Santorini, Grecia
Il cabinato fendeva l'acqua scura come il petrolio. Valerie dormiva rannicchiata sul sedile a poppa, sotto una coperta. Bannon tirò una boccata dalla sigaretta regalatagli dal pescatore. Espirò, il fumo si dissolse nella notte.
* * *
20 Ottobre 2013
Centro Ricerche della Hypotetical Inc.
Agia Paraskevi - Atene
Le pareti del corridoio s'allungarono.
Libby svoltò, sul lato sinistro una lunga fila di finestre. Davano su un cortile interno, al centro un olivo maestoso illuminato da faretti.
Le gote avvamparono, il sudore colò all'interno del visore notturno. Rallentò. La tuta bruciava. No, era l'aria...
Si fermò del tutto, arrivata quasi al cartello in plexiglas che indicava il Centro Analisi. I suoni scorsero di nuovo naturali: passi attutiti.
La prima cosa che notò spuntare da dietro l'angolo fu un piede.
Era una ragazzina bionda, avvolta in una tunica rossa che le ricadeva sul capo. Stringeva, portandola al mento, un modellino di cadillac rossa col tettuccio bianco. Nell'altra mano un ramoscello d'ulivo.
Stakanov arrivò di corsa. «Che caldo che fa qui! Ehi, che diav...»
«Loxias vi ha conosciuto. È deluso» dichiarò la bambina. Una voce neutra, vuota.
Libby ne esaminò meglio i lineamenti, gli occhi grigi...
«Yobanji!»
Capì che anche Stakanov aveva notato la somiglianza...
«Loxias? Ti sbagli, a meno che non ti riferisci a Mister Scintille Viola. Tu chi sei?» chiese Libby, nel modo più amichevole possibile. Allo stesso tempo portò una mano dietro la schiena, sperando che l'ucraino notasse il suo cenno di fuggire. L'avrebbe coperto.
«Sì, il mio DNA si è già incontrato con entrambi» rispose. Quel tono distaccato le mise i brividi, oltre a comunicarle certezza.
«Dov'è Matt?!» urlò.
I vetri vibrarono.
La luce entrò dalle finestre, s'allungò in fasci sul corridoio, scivolò sulla parete.
Libby guardò il cortile illuminato a giorno, fu costretta a togliersi il visore e a ripararsi con le mani, quasi stesse guardando il sole.
Il globo di luce atterrò dolcemente sotto l'ulivo, sfumò facendosi arancione e poi rossastro lasciando, intorno alla figura imponente di un uomo, solo un baluginio di brace.
Si sentì prendere la mano. Era la ragazzina, che proseguì, quasi guidandola.
«Libby, io credo che dovremmo...»
Lo ignorò. Inspirò e lasciò accelerare il battito.
Ciò che rimase della velocista fu uno sbuffo d'aria che mosse il mantello rosso della ragazzina, che si volse a guardare Stakanov. «Ti sei abbassato, sei stato bravo.» Sorrise, aveva i denti grandi.
L'ucraino si affrettò, tentando invano di mettersi in contatto, attraverso i comunicatori del cappuccio, con il ponte mobile dello START.
Aveva quasi raggiunto l'ingresso al cortile, quando ripensò alle parole della bambina. Imprecò, e decise di gettarsi in avanti, compiendo una capriola. Rimase accucciato, ginocchio piantato a terra. E si sentì stupido.
Un raggio di luce tagliò l'aria sopra la sua testa, lasciando sulla parete opposta un foro bruciacchiato.
Stakanov slacciò il cappuccio della tuta e respirò. Fu un attimo, ricompose il teschio rosso e proseguì.
Li trovò che si fronteggiavano. L'uomo, cinto di tessuto rosso intorno al bacino, stava con l'indice fumante puntato verso di lui. Libby era immobile, al centro di un cerchio irregolare, che pareva bruciato.
La voce della bambina, alle spalle, lo fece trasalire: «Il Centro Ricerche della Hypotetical Inc. di Atene è stato distrutto. La cattura di Lady Liberty, membro dello START, da parte di Loxias è stata la prova di un attacco deliberato portato alla Sovranità Nazionale della Grecia.»
«Prima deve prendermi, ragazzina. Sono molto più veloce di così!» ringhiò Libby.
Stakanov allungò una mano per fermarla, e tutto ciò che vide, in quella sfumatura di grigio nero e oro che si mosse davanti a lui, fu un nuovo raggio scagliato dall'essere. Poi venne raggiunto dall'odore di carne bruciata.
Vide Libby a terra, si stringeva la coscia, la bocca una smorfia di dolore. Il cortile avvampò, inondato di luce.
Loxias la strinse al petto. Si sollevarono a una velocità che la stordì. Si fermarono dopo un istante.
Fluttuavano. Ora poteva vedere le luci della città.
L'essere mostrò l'indice. Sulla punta s'addensò una goccia di luce, che s'ingrossò fino a staccarsi e precipitare.
Dopo diversi secondi, dal basso provenne un fragore. L'onda d'urto sollevò polvere e schegge, allargandosi in una circonferenza di esplosioni e crolli di edifici: un fiore di energia e morte che abbatté l'intera struttura del Centro Ricerche e diversi isolati di tessuto urbano.
Loxias l'accarezzò. Poi partirono.
Qualcosa si mosse intorno a Stakanov. Colpi di tosse. Il buio era totale, il viso bruciava. Le orecchie fischiavano ancora per l'esplosione.
«Ti ho preso e ho aperto un varco appena in tempo.»
«Chi... chi c'è?» domandò l'ucraino, poi la riconobbe: «A-Angela, sei tu?»
«E chi altri? Il seminterrato ci è cascato addosso... Aspetta, faccio un po' di luce.»
Udì un click.
«Ecco fatto. Ora pensiamo alla direzione che conviene prendere.»
«Dove sei?»
«Come sarebbe, sono qui, davanti a te! Oddio...»
«Non ci vedo. Non ci vedo più...»
«...»
- - -Capitolo scritto da Germano M. (Book and Negative blog)
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Impaginazione a cura di eBookAndBook
Grafica a cura di Giordano Efrodini
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Loxias mi sembra una brutta gatta da pelare...
RispondiEliminaLoxias!
RispondiEliminaE Libby!
E finalmente Bannon in action!
Bello!
Grazie. Tra poco pubblico il making of, per risolvere qualche mistero. ^^
RispondiEliminaFinalmente Loxias! Grande entrata in scena, e un devastante taglio al personale. Fico! Colpi di scena, soluzioni e spunti. Grande.
RispondiEliminaPoco forte Loxias?!?!?! :) Sapevo Hell l'avrebbe tirato finalmente fuori, grande ;)... .....
RispondiElimina...
Sta frase suona porno...
Comunque sia ottimo capitolo, anche se l'ho riletto due volte. Il tuo stile di scrittura e il mio modo di leggere ''troppo rapido'' non vanno molto d'accordo purtroppo.
Mi capita spesso di sentirmelo dire: probabilmente è perché non spiego nulla. ^^
EliminaGrazie mille. ;)
Penso di si! Anche negli spin-off ho dovuto moderarmi un attimo e andare con più calma. Son stili diversi, non per questo sgradevoli, anzi!
EliminaGrande Germano, ottimo capitolo! Personaggi molto ben delineati, compreso l'Ucraino, che per un lungo momento ho temuto facesse una brutta fine! ;)
RispondiEliminaLa verità? Se non avesse telefonato a Angela... e solo a Angela, perché solo lei poteva salvargli le chiappe, in questa circostanza, non credo che ne sarebbe uscito vivo... :D
EliminaQuindi diciamo che Stakanov s'è salvato grazie a un telefono. ..
Thanks. ;)
Una telefonata allunga la vita! (cit.)
EliminaAmmetto che alcuni pezzi li ho capiti poco, in particolare cosa abbia fatto Bannon (è uscito dal proprio corpo?) e tutto quello che riguarda la bambina (anche se credo di aver afferrato che predice il futuro o robe simili). xD
RispondiEliminaProbabilmente colpa della mia scarsa memoria degli altri capitoli, mi toccherà rileggere tutto...
Ciò non toglie che il capitolo sia ottimo nello svogimento, e l'introduzione di Loxias è veramente ben fatta e d'effetto. ;)
Grazie Hell, era maledettamente ora di incontrare Loxias. Hai anche chiuso una sottotrama e dato un bel calcione alla storia, quindi di nuovo grazie. Sotto al prossimo(Cristiano!) e giù con l'acceleratore!!!
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti e l'apprezzamento. ^^
RispondiEliminaQuindi Stakanov è cieco.
RispondiEliminaE c'è Angela Solheim.
Giusto?
E la hypotetical inc. research facility ad agia paraskevi è distrutta.
e poveri Aran e Flender!
Loxias! FINALMENTE! :D (e finalmente mi torna la linea internet per poter commentare, avevo già letto ieri)
RispondiEliminaÈ un gran capitolo.
Ciao,
Gianluca
E meno male per la connessione!
RispondiEliminaTu sei il 17, comincia a macinare. ;)
Thanks.
Eh già, mancano solo 5 settimane al mio turno :O
RispondiEliminaBene bene, la cosa comincia a farsi veramente, ma veramente interessante!!! Casualmente avevo Who are you in sottofondo mentre leggevo, si sposano alla grande
RispondiEliminaQuesta? http://www.youtube.com/watch?v=r5kmCgVhADY
EliminaCiao. ^^
E beh, la classe non è acqua. Grande Hell! ;)
RispondiEliminaGrazie!
EliminaPer il Sacro Apollo, anche tu giochi pesante! Bel capitolo, anche se nei momenti più concitati anch'io ho avuto qualche difficoltà. Lo rileggerò con più calma!
RispondiEliminaComunque forte il nostro Loxias...